Lo sviluppo delle ventiquattro arti marziali tradizionali

A Hwasŏng Haenggung, palazzo separato della fortezza Hwasŏng (화성 ) di Suwŏn, non lontano da Seul, si tengono ogni giorno, escluso il lunedì, dimostrazioni delle 24 arti marziali praticate durante il periodo Chosŏn. Le dimostrazioni si possono vedere di fronte al padiglione Sinp'ungnu alle 14 nei giorni feriali e alle 15 di domenica. Oggi, da noi in Italia, le arti marziali coreane vengono praticate come discipline sportive (si veda la pagina dedicata allo sport e quella sulle palestre). Ma vediamo ora da un punto di vista storico come sorsero queste arti del combattimento.

Nota: Cliccando su un carattere cinese studiato nelle scuole medie ne viene visualizzata la scheda.


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opo che la monarchia Yi dello stato di Chosŏn fu stabilita nel 1392, per un lungo periodo di tempo la Corea non subì guerre. Ma poi vennero l'invasione giapponese del 1592 condotta da Toyotomi Hideyoshi (chiamata in coreano Imjin Waeran 임진왜란 perché avvenuta nell'anno denominato Imjin secondo il calendario tradizionale di allora) e la seconda invasione mancese del 1636 (chiamata in coreano Pyŏngja Horan 병자호란 ), guerre che devastarono il territorio, esaurirono le finanze del paese e causarono ai coreani grandi sofferenze.

Un combattimento con la spada

L'autorità del re si indebolì, mentre crebbero le proteste degli ufficiali di corte. Gli ufficiali civili e militari che governavano la nazione, lungi dal prendersi cura degli affari e del benessere della popolazione, non facevano altro che disputare, perdendosi in interminabili lotte politiche e meritandosi naturalmente il risentimento e la critica da parte della popolazione comune.

Fu in un tale clima che, verso la fine del 17° secolo, sorse la scuola dell'apprendimento pratico, Sirhak (실학 ). Questa idea, che metteva l'accento sulla ricerca della verità basata sui fatti e sull'uso pratico delle conoscenze umane, fu sistematizzata e si diffuse come una filosofia fra i principali intellettuali di quel tempo che volevano creare un nuovo tipo di società. I letterati Sirhak erano convinti che lo studio accademico avrebbe aiutato la nazione a prosperare e la popolazione a condurre una vita migliore.

Le ventiquattro discipline delle arti militari, o “muye isipsagi” (무예이십사기 ) furono stabilite sotto l'influenza del pensiero Sirhak. Per essere più precisi, questo si riferisce alle ventiquattro discipline delle arti militari descritte in dettaglio nel libro Muye tobo t'ongji (무예도보통지 ), o “Manuale illustrato completo delle arti marziali” che fu pubblicato nel 1790, quattrodicesimo anno di regno del re Chŏngjo (정조 ).

All'inizio, l'importanza delle ventiquattro arti marziali fu resa evidente dalla penosa storia di guerre sofferte della Corea. Dopo le devastanti invasioni del condottiero giapponese Hideyoshi, i coreani si resero conto che il successo in guerra dipendeva non soltanto dagli archi e frecce tradizionali, dai cannoni e dalle forti formazioni di battaglia, ma anche dalle arti marziali che erano state trascurate, come quelle del getto delle lance e del combattimento con la spada.

Combattimento con i bastoni

Così, nel 1598 il re Sŏnjo (선조 ) ordinò la compilazione del libro Muye chebo, un manuale di addestramento che spiegava i sei metodi di combattimento cinesi, come l'uso della lancia lunga (changch'ang) e della spada lunga (ssangsudo). Nel 1604 fu pubblicato il libro Kwŏnbo che spiegava il combattimento a mani nude e nel 1610, durante il regno del re Kwanghaegun, un altro libro sull'argomento, intitolato Muye chebo pŏnyŏk sokchip.

In seguito, il principe ereditario Sado ordinò la pubblicazione del Muye shinbo che spiegava le 18 arti marziali allora praticate. Il re Chŏngjo (di cui si è parlato sopra), figlio di Sado, ascese al trono nel 1776 e aggiunse alle preesistenti 18 quattro arti marziali a cavallo, ordinando che i soldati venissero addestrati in tutte queste discipline. A partire dal 1785 queste arti militari furono soggette a esami per il servizio militare e nel 1790, per potenziare l'addestramento della cavalleria, furono aggiunte al manuale le arti marziali a cavallo e il kyŏkku, uno sport simile al polo, completando così il gruppo di ventiquattro arti marziali che sono state trasmesse fino ad oggi. Queste furono inserite nel succitato manuale illustrato Muye tobo t'ongji, che si basò sull'esperienza della Changyongyŏng (장용영 ), un'unità militare creata dal re Chŏngjo e incaricata della sorveglianza del palazzo reale.

Il manuale Muye tobo t'ongji, uno dei migliori manuali di arti marziali mai pubblicati in Asia, fu il prodotto degli sforzi congiunti del re e dei migliori ufficiali civili e militari di quel tempo. Fu distribuito non solo all'unità Changyongyŏng, ma anche ad altre unità militari centrali e provinciali, perché fosse usato come manuale per l'addestramento.

Come compilazione delle migliori arti marziali di Cina, Giappone e Corea, il Muye tobo t'ongji fu preparato da due dei principali studiosi Sirhak di quel tempo, Yi Tŏk-mu (이덕무 1741-1793) e Pak Che-ga (박제가 1750-1815).

Combattimenti a mani nude

Come risultato, si ottenne un manuale basato sulla filosofia Sirhak che metteva l'accento sulla realizzazione di politiche realistiche, e consigliava che la popolazione svolgesse lavori pratici, che i letterati scrivessero libri pratici, che i militari si addestrassero in arti pratiche, che i mercanti vendessero merci pratiche e che gli artigiani producessero oggetti pratici. In ultimo, il Muye tobo t'ongji è il prodotto di un grande re, Chŏngjo, dei soldati che proteggevano il paese a costo della loro vita, e degli studiosi Shirhak che cercavano di costruire un paese ricco e con una forte difesa. In altre parole, il libro è una proprietà culturale preziosa, un'espressione dello spirito Shirhak basata su una lunga storia e sull'esperienza reale della guerra, e anche il simbolo della difesa indipendente della nazione.

Ultimamente le ventiquattro arti marziali praticate dai soldati dell'unità militare Changyongyŏng vengono fatte rivivere. Ogni mattina alle 5.30 membri della comunità, da studenti ventenni ad anziani ultrasettantenni, si riuniscono in un padiglione chiamato Yŏnmudae presso la fortezza Hwasŏng di Suwŏn per praticare le ventiquattro arti marziali. Nella tersa aria mattutina le loro grida guerresche arrivano lontano.

Questo esercizio mattutino ha lo scopo di divulgare le ventiquattro arti marziali tradizionali fra i cittadini in base a un progetto che intende fare di Suwŏn “una città storica e culturale”, col supporto del Ministero della Cultura e del Turismo e della Federazione dei Centri Culturali della Corea.

Ma qual è il rapporto fra le ventiquattro arti marziali tradizionali e le mura della fortezza Hwasŏng di Suwŏn? Ecco quanto dice la storia. Nel 1784 il re Chŏngjo inaugurava un esame di arti marziali per onorare la memoria di suo padre, il fu principe ereditario Sado, che era stato chiuso in un contenitore per il riso fino alla sua morte per fame. Fra i migliori candidati a quell'esame, quelli che eccellevano nelle arti militari venivano scelti per formare la guardia del corpo personale del re, chiamata allora Changyongwi (장용위 ).

Il nome Chanyongwi fu poi cambiato nel nome Changyongyŏng, visto sopra, nel 1788 e questa guardia del corpo venne stabilmente riconosciuta come unità militare. Fu ampliata e riorganizzata nell'unità interna Naeyŏng (내영 ), che si occupava della capitale, e nell'unità esterna Oeyŏng (외영 ), che si occupava invece dei dintorni dalla capitale e della fortezza di Hwasŏng a Suwŏn. Alla fine l'unità esterna divenne più grande e più importante di quella preesistente e chiamata Ogunyŏng (오군영 ).

Disegni che illustrano le 24 arti marziali
nel manuale Muye tobo t'ongji del 1790

Questo potente corpo militare del re Chŏngjo praticava le ventiquattro arti marziali come metodo principale di addestramento e lavorava molto per rendere massime le proprie capacità in combattimento. Il luogo migliore per l'addestramento dei più potenti guerrieri di allora era presso l'unità Changyongyŏng, che si addestrava a Hwasŏng di Suwŏn, la fortezza costruita per proteggere la tomba del principe Sado e il palazzo reale Hwasŏng Haenggung, oltre al luogo ove stazionava l'unità esterna Oeyŏng. Il padiglione Yŏnmudae a Hwasŏng era il luogo in cui i soldati dell'unità militare Changyongyŏng si addestravano effettivamente a sparare, ad andare a cavallo, a scagliare la lancia e a combattere con la spada.

Suwŏn Hwasŏng non è una fortezza ordinaria: è ancora oggi il luogo in cui le ventiquattro arti marziali citate nel testo Muye tobo t'ongji sono vive ed è un simbolo della pietà filiale del re Chŏngjo, del pensiero Shirhak e della determinazione del popolo coreano di difendere la propria nazione. A Yŏnmudae, il padiglione all'interno della fortezza in cui i soldati di Chosŏn si esercitavano, lo spirito delle arti marziali tradizionali viene fatto rivivere e tutte le mattine le grida di coloro che si addestrano rompono il silenzio della zona circostante.


Tratto da “24 Martial Arts”, in Pictorial Korea, ottobre 2005. Senza indicazione dell'autore del testo e delle fotografie. Ricerche bibliografiche da parte dell'autore del sito. Pubblicato con autorizzazione del Korea Information Service, che si riserva il copyright sull'intero contenuto della rivista. Riferimento: Korea.net.

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© Valerio Anselmo