Un gruppo di ricerca coreano scopre
i segreti del DNA delle balene



Le balene hanno geni simili a quelli dell’uomo e di altri mammiferi

U

n gruppo di ricerca coreano ha presentato le prime conclusioni sul genoma della balenottera minore.

Si presume che il più grande mammifero del mondo, la balena, abbia spostato il proprio habitat dalla terra al mare circa 60 milioni di anni fa. Nel fare questo, il corpo del mammifero si è dovuto adattare all’ambiente acquatico. Di conseguenza, queste nuove scoperte sono diventate una preziosa fonte accademica sullo stesso processo di evoluzione.

Inoltre, il mammifero marino è noto per avere molti geni simili ai geni umani. Il nuovo studio su come le balene si siano adattate con successo all’ambiente marino dovrebbe contribuire agli studi futuri sulle malattie umane.

Il progetto è stato condotto da ricercatori dell’Istituto coreano di scienza e tecnologia degli oceani (Korean Ocean Science and Technology, KIOST) e dall’Istituto biologico Theragen, assieme ad altre 24 istituzioni coreane e internazionali. Il gruppo di ricerca ha condotto un sequenziamento del genoma completo della balena applicando la cosiddetta tecnologia di sequenziamento di nuova generazione (NGS) su balenottere minori comuni (Balaenoptera acutorostrata) che si trovano nelle acque costiere della Corea. La tecnologia NGS permette agli scienziati di vedere la sequenza di DNA del genoma di un organismo.

Gli indizi che si ricavano dallo studio del DNA delle balene potrebbero aiutare a curare malattie umane

I risultati della ricerca sono stati pubblicati su Nature Genetics il 25 novembre 2013 nell’articolo “Minke whale genome and aquatic adaptation in cetaceans” (Il genoma della balenottera minore e l’adattamento acquatico nei cetacei). Lo studio ha esaminato una serie di geni specifici delle balene, oltre all’adeguamento delle balene alla vita nell’oceano, come la loro ben nota capacità di resistere allo stress fisiologico causato da una mancanza di ossigeno e dagli alti livelli di sale. Il nuovo studio dovrebbe contribuire a futuri studi su malattie umane quali l’ipossia, o mancanza di ossigeno, e sui distirbi cardiovascolari.

“È il primo studio sulle caratteristiche fisiologiche e morfologiche delle balene a lvello molecolare,” ha detto il professore Yim Hyung-soon del KIOST, coautore dell’articolo. “Questo forse contribuirà alla futura ricerca sull’ecologia generale per i mammiferi marini.”

Ampliando l’ambito del proprio studio, il gruppo di ricerca ha anche esaminato i geni della balenottera comune (Balaenoptera physalus), del delfino tursiope (Tursiops truncates) e della focena senza derive (Neophocaena phocaenoides), così come per la balenottera minore comune. Sulla base dei dati raccolti, si effettuerà uno studio successivo in materia di adattamento acquatico, di evoluzione e la sua correlazione con le malattie umane.

“A differenza dei pesci, le balene non hanno le branchie, ma si sa che effettuato immersioni profonde, senza bisogno di respirare, per un massimo di un’ora.” ha detto Lee Jung-hyun, capo del gruppo di ricerca del KIOST. “Le balene devono avere una buona reobase che le aiuta a resistere alla mancanza di ossigeno.” ha detto riferendosi alla quantità di corrente elettrica richiesta per eccitare un nervo o un muscolo. “L’utilizzo dei nostri risultati potrà eventualmente creare nuove possibilità di curare malattie specifiche dell’ipossia, come l’ictus e gli attacchi di cuore, oltre ad aiutare ulteriori studi sulla diversità genetica delle balenottere minori.”


Tratto da “Korean research team unlocks whale DNA secrets”, pubblicato da Korea.net in data 26 novembre 2013. Testo di Wi Tack-whan e Lee Seung-ah. Foto del Ministero degli oceani e della pesca.

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© Valerio Anselmo