Le case tradizionali del villaggio Hahoe
(terza parte)

seconda parte

Questa è la terza e ultima delle tre parti che costituiscono la traduzione dell'articolo sulle case tradizionali del villaggio coreano di Hahoe.



Un elegante sedile aspetta i visitatori di una casa coreana tradizionale.

La rinascita delle case tradizionali

I

l turismo per ammirare le case tradizionali hanok è stato formalmente registrato dal Ministero della Cultura, dello Sport e del Turismo come un importante fatto commerciale e sta crescendo in popolarità in tutta la Corea. L’Associazione dei proprietari delle case culturali coreane ha giocato un ruolo guida nell’industria. Ne fanno parte 380 proprietari di case antiche del paese. L’Associazione ha aiutato ad aprire queste abitazioni ai turisti coreani e a quelli provenienti da tutto il mondo, mostrando ai visitatori la cultura e il patrimonio culturale della Corea.

“Molte delle case che fanno parte della nostra associazione sono patrimoni culturali locali o nazionali e nel passato abbiamo sempre cercato di starne fuori per proteggerle”, dice Lee Gang-baek, capo dell’associazione e proprietario della casa Seon’gyojang 선교장 a Gangneung 강능, nella regione Gangwon-do. “Ma potevamo solo conservare le case invitando altri a vederle. Portare ospiti a visitarle è quello che avevamo bisogno di fare.”

Seon’gyojang è una casa che oggi ha 310 anni, dove vi hanno vissuto 10 generazioni, ed è una delle più famose case tradizionali della Corea. Nel 2000, Seon’gyojang è stata classificata come la principale delle case tradizionali del paese. La zona in cui è situata, cioè la parte orientale della Corea, si trova vicina al Mare Orientale (da noi noto ancora come Mare del Giappone) dal colore blu scuro ed è nota per il suo bel paesaggio. Durante i loro viaggi attraverso l’area di Gwandong i letterati del periodo Joseon, dotati di un raffinato gusto artistico, si fermavano sempre per una sosta a Seon’gyojang.

“Il motivo per cui vi sono così tanti edifici annessi alla casa, come quelli noti in coreano con i nomi di haengrangchae 행랑채, sarangchae 사랑채 (o edificio destinato agli ospiti maschili) e byeoldang 별당, era quello di incoraggiare chiunque transitasse da queste parti a fermarsi e passarvi la notte”, dice Lee. “Non è mai stata una casa solo per il proprietario. Ma nell’epoca moderna ha perso il suo significato e noi abbiamo perso l’entusiasmo. Ora, per far tornare indietro il tempo e far rivivere il significato che la casa aveva nel passato, Seon’gyojang resterà aperta a chiunque venga a visitarla da qualunque parte del mondo provenga.”


Hakindang 학인당 è una delle più famose hanok del villaggio Hanok di Jeonju.

Per alloggiare i visitatori di oggi, sono stati modernizzati alcuni dei vecchi servizi igienici che erano tipici delle case tradizionali. Per esempio, molti proprietari di case tradizionali hanno installato servizi igienici con scarico d’acqua, lavandini e box doccia. Per facilitare e uniformare queste migliorie, l’Amministrazione del patrimonio culturare sta preparando un manuale sul rinnovamento e la riparazione delle case tradizionali hanok. Dal momento che molte delle vecchie case sono registrate come patrimonio culturale, il governo si vuole accertare che, quando i proprietari modificano le loro case tradizionali per renderle più confortevoli per i visitatori, preservino gli attributi storici delle abitazioni.

Nota dell’autore del sito
Speriamo che queste innovazioni dei servizi igienici, studiate - pare - per rendere più comodo il soggiorno dei turisti, non trasfigurino in modo irreversibile la struttura delle case tradizionali Hanok, con la conseguenza di vedere poi un calo del turismo proprio a causa di queste modifiche.

Il movimento a favore del mantenimento delle vecchie case tradizionali arriva dopo quasi un secolo di indifferenza nei confronti di queste abitazioni. Dopo il periodo Joseon, la Corea fu annessa al Giappone nel 1910 e rimase sotto il regime coloniale fino al 1945. I cinque anni che seguirono la liberazione furono segnati da conflitti ideologici caotici. Poi venne la Guerra di Corea, dal 1950 al 1953, che demolì quel poco che era rimasto nella penisola. Negli oltre 50 anni dell'era post-bellica i coreani si sono dovuti sforzare costantemente di far quadrare il bilancio e hanno avuto poco interesse ad investire nella conservazione del patrimonio culturale. L’entusiasmo dei coreani verso la cultura occidentale ha inoltre portato a un materialismo che apprezzava molto ciò che era nuovo e brillante rispetto a ciò che era vecchio e tradizionale.

Vivere lentamente

È stato solo nel ventunesimo secolo che i coreani hanno raggiunto un livello di reddito confortevole e che qualcuno ha cominciato a mettere in discussione il proprio stile di vita frettoloso. Questi hanno ora adottato come loro mantra il «vivere lentamente» e si sono interessati alle case tradizionali e ad altri elementi della tradizione coreana.


Nella casa Hwagyeongdang lo spazioso daecheong, la camera principale col pavimento di legno, mantiene fresca la temperatura d’estate, grazie allo scorrere dell’aria.

Che cosa significa «vivere lentamente»? Forse non è diverso dal vivere come dovrebbe l’umanità, cioè vivere cercando di coesistere con la natura, minimizzando i beni materiali che rispondono solo alla nostra convenienza, come le auto, e cercando di essere grati e soddisfatti della vita che si ha ogni giorno. Ma vivere lentamente in questo mondo frenetico è difficile. Sappiamo che gli scarichi dei veicoli accelerano il riscaldamento globale, ma prendiamo le chiavi dell'auto anche quando dobbiamo percorrere brevi tratti.

È piuttosto significativo che luoghi che danno valore al vivere lentamente, come il villaggio Hahoe ad Andong e il villaggio Yangdong a Gyeongju, siano stati registrati come siti patrimonio dell’umanità da parte dell’UNESCO.

Un’altra organizzazione internazionale, il movimento Cittaslow (città lenta), ha designato vari villaggi coreani come «città lente». In Corea si può sperimentare la vita lenta in sette luoghi, fra cui il villaggio Hanok di Jeonju, nella regione Jeollabukdo, e il villaggio Hanok di Damyang, nella regione Jeollanamdo.

Lo statunitense Peter E. Bartholomew - che è vissuto in una casa tradizionale coreana a Dongseomun-dong, Seul, per circa 40 anni - conferma quanto sia piacevole vivere lentamente in una hanok.

“Mi piace passare del tempo con me stesso qui sul daecheong, sorseggiando del tè e guardando il mio giardino”, dice Bartholomew. “Sono convinto che la casa tradizionale coreana sia la miglior forma di architettura del mondo, con il suo progetto scientifico che abbraccia anche le emozioni umane.”


Tratto da “Hanok where science meets art”, in Korea, Marzo 2011. Testo di Chung Dong-muk. Fotografie di Kim Nam-heon. L’articolo è stato pubblicato in tre puntate. Questa è la terza e ultima delle tre parti. Pubblicato con autorizzazione del Korea Information Service, che si riserva il copyright sull'intero contenuto della rivista. Riferimento: Korea.net.

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© Valerio Anselmo