Le cosiddette “ceramiche di tutti i giorni”

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el corso della loro lunga storia i coreani hanno apprezzato le ceramiche e le hanno usate molto nella loro vita quotidiana. Di tutte le forme d'arte, la ceramica è quella che ha forse in Corea i legami più stretti con la vita di ogni giorno.

Questa affermazione può sembrare banale: dopo tutto, è difficile trovare una nazione che non apprezzi i prodotti ben fatti con la ruota del vasaio. La ceramica, inoltre, non è più soltanto limitata a pochi privilegiati, come era in Europa un secolo o due fa, ma è ampiamente usata dalla maggior parte delle persone in tutto il mondo.

Oggi in Corea la ceramica sta assumendo un'importanza che va al di là di un interesse normale e ciò è dovuto specialmente alla crescente popolarità delle ceramiche fatte a mano.

In Corea questi articoli fatti a mano vengono di solito chiamati, in modo abbastanza vago, saenghwal tojagi (생활 도자기 ) o “ceramiche di tutti i giorni”. Venendo a parlare di quello che si usa quotidianamente, si deve ammettere che la Corea ha un enorme mercato di ceramiche prodotte in massa, dalle ceramiche Corning americane importate a diverse pregevoli marche coreane.

Ma quanti di questi articoli di ceramica non sono intesi per un uso quotidiano? Le cosiddette “ceramiche di tutti i giorni” si distinguono per essere fatte a mano, ma tale criterio non è neppure completamente affidabile. Per esempio, le opere d'arte create a mano con estrema attenzione dai maestri ceramisti non si possono certo classificare come ceramiche da usare tutti i giorni.

In un modo o nell'altro, una discussione più o meno lunga sul vero significato del termine “ceramiche di tutti i giorni” fornirà qualche chiarimento sulla tendenza che sta ultimamente portando un nuovo e fresco impeto all'arte della ceramica in Corea.

Da una parte, queste ceramiche alternative soddisfano pienamente la definizione tradizionale di “oggetto artigianale” dal momento che, invece di essere prodotte meccanicamente in massa, vengono accuratamente fatte a mano una per una. Anche se alcune di esse sono prodotte da mastri vasai famosi, questi artigiani-artisti sono spesso degli idealisti che sognano di rendere popolare l'arte, come aveva immaginato lo scrittore e riformatore britannico John Ruskin. O, perlomeno, cercano di tenere i loro prezzi a un livello ragionevole, in modo che l'arte possa entrare nella vita di ogni giorno.

Un ceramista, invece di perseguire la libera espressione della propria personalità come artista creativo, di solito fa funzionare una piccola impresa di lavoro a domicilio per il desiderio di produrre oggetti casalinghi che possiedano in sé una propria bellezza. Alcuni di loro sono dei dilettanti che hanno imparato a fare le proprie ceramiche in qualche laboratorio di ceramica.

Per capire più a fondo questa tendenza, dobbiamo dare uno sguardo alle ceramiche coreane tradizionali. Com'è noto, le più rinomate fra le ceramiche coreane sono i celadon dell'epoca Koryŏ (918-1392) e le porcellane bianche del successivo periodo Chosŏn (1392-1910). Nella prima parte del periodo Chosŏn, man mano che il celadon veniva sostituito dalla porcellana bianca, divenne popolare un terzo tipo di ceramica, il punch'ŏng (분청 ). Il punch'ŏng fu un prodotto del periodo di transizione in cui il celadon, originariamente campo d'interesse riservato all'aristocrazia Koryŏ, stava diventando un oggetto di uso più comune. Più tardi, quando fu sviluppata la porcellana bianca, più sottile e duratura, i suoi vantaggi pratici la resero il vasellame preferito dell'epoca Chosŏn.

Anche se la porcellana bianca sostituì nei palazzi reali il punch'ŏng, la gente comune continuò a usarlo fino a quando l'industria della ceramica non crollò a causa delle invasioni giapponesi degli anni 1590. È appunto questa tradizione del punch'ŏng che oggi viene fatta rivivere sotto la forma di “ceramica di tutti i giorni” o saenghwal tojagi.

Questo risveglio è dovuto soprattutto al carattere prettamente nazionale della ceramica punch'ŏng. Il celadon e la porcellana bianca erano interpretazioni coreane di tecniche introdotte dalla Cina. Il punch'ŏng, invece, fu un prodotto originario coreano che non si trovava da nessun'altra parte. La tendenza corrente di usare ceramiche tradizionali come oggetti di uso quotidiano è iniziata come parte del movimento artistico Minjung, un movimento nazionalista di base degli anni 1980.

Uno dei suoi obiettivi principali era quello di far rivivere il gusto caratteristicamente coreano del punch'ŏng. Il punch'ŏng era un mezzo ideale perché la sua elegante bellezza combinava una qualità folk rustica con la naturalezza e la sensibilità contemporanea. In ciò risiede, ad esempio, la bellezza della tazza da tè Kizaemon, tesoro nazionale del Giappone, che si pensa sia stata prodotta in Corea o da un vasaio coreano rapito e portato in Giappone, un'opera stimata moltissimo dal critico d'arte giapponese Yanagi Muneyoshi. Allo stesso tempo il punch'ŏng mantiene ancora i valori pratici che tutte le vere opere di artigianato devono possedere.

Yanagi, che ha reinterpretato da un punto di vista asiatico le idee sulle arti e sull'artigianato di Ruskin e di William Morris, insisteva che la più alta forma di artigianato erano gli articoli fatti a mano utilizzati nella vita quotidiana da parte della gente comune. Secondo la sua teoria, in questo campo l'opera di un artista raffinato è lontana dalla vita reale, per cui, per quanto sia magnifico il suo lavoro, esso non può superare la bellezza della funzione pratica. La produzione industriale, d'altra parte, perde la vera natura di opera artigianale a causa della sua dipendenza da considerazioni economiche.

Gli oggetti artigianali più belli si trovano fra le cose create da gente comune che pensa soltanto al loro uso pratico mentre, grazie all'utilizzo di questi oggetti, le loro vite nell'insieme diventano anch'esse più piacevoli. Questo processo dovrebbe condurre all'utopia romantica di Yanagi, la realizzazione di un mondo in cui abbia importanza non la sola leggiadria, ma la vera bellezza.

Naturalmente, non sono mancati i detrattori della nozione di arte folk di Yanagi. Bisogna comunque ammettere che le ceramiche fatte a mano di oggi non sono diverse dalle ciotole per il riso e dalle coppe per il liquore fabbricate dalla gente comune nel periodo Chosŏn, abbellite soltanto dallo smalto vitreo punch'ŏng o decorate con disegni minimalisti. I motivi che si formano in conseguenza dello smalto vitreo e le tacche o le stesse irregolarità di forma di queste opere diventavano in pratica elementi decorativi. Quando queste ceramiche furono saccheggiate dai giapponesi durante le invasioni degli anni 1590 divennero rapidamente tesori familiari amati e conservati gelosamente.

Le ceramiche fatte a mano oggi conservano il carattere del punch'ŏng o di un altro stile indigeno, quello delle ceramiche onggi (옹기 ) che presentano un ricco smalto vetroso di color marrone. Queste costituiscono il vasellame delle case comuni, non dei palazzi reali. Non seguono disegni tradizionali stabiliti, ma vengono liberamente adattate alla loro funzione. Alcune di queste ceramiche rivelano lo stile di un certo vasaio, ma non perdono mai di vista il loro scopo. Senza neppure tentare lontanamente di essere decorative, alcune di queste ceramiche raggiungono un'eleganza per la quale molti sono disposti a pagare il prezzo che viene richiesto, in qualche misura più alto rispetto alle ceramiche della produzione di massa.

Parte dell'attrazione esercitata da questi articoli prodotti a mano è che non se ne trovano due uguali. Si aggiunga l'abitudine all'unicità e si ha qualcosa di profondamente personale. La cosiddetta “ceramica di tutti i giorni” può essere usata come ciotole per la minestra, contenitori per lo zucchero o perfino come portacenere. Ma quando la gente acquista queste ceramiche, sa che non sta semplicemente comprando un bicchiere o un piatto da usare tutti i giorni: sente che, in un certo senso, sta comprando un'opera d'arte, o un pezzo della tradizione coreana. Il mercato delle ceramiche fatte a mano oggi a Seul si sovrappone a quello delle gallerie d'arte di alta classe che offrono opere artistiche come dipinti e sculture.

Nel creare queste opere, lo scopo non è quello di ottenere un oggetto liscio, senza difetti, raffinato e tecnicamente perfetto, ma un elemento umile, senza pretese, che appare molto naturale. Pensando che questo scopo sia alla portata dei dilettanti, la maggior parte dei vasai che producono “ceramica di tutti i giorni” insegnano la loro arte in laboratori aperti al pubblico, dove ognuno può imparare rapidamente le tecniche di base dell'arte della ceramica e adattarle alla produzione delle proprie creazioni uniche. La maggior parte delle fabbriche di ceramica si trova nell'area di Icheon, fuori Seul, ma non è raro trovare scuole di “ceramica di tutti i giorni” anche in centro.

Queste ceramiche alternative fatte a mano hanno, però, anch'esse i loro limiti. Per molti rispetti sono meno comode da usare di quelle prodotte in massa e tendono a essere più limitate sia come varietà di tipi di vasellame, che nella bellezza della forma. Ma questi difetti lasciano sempre spazio a possibili migliorie. Con un uso più ampio di questi prodotti e con un miglioramento della qualità, l'arte della ceramica può veramente prosperare in un prossimo futuro. I coreani stanno per aprire le porte a un approccio alternativo che liberi l'estetica quotidiana dalle preoccupazioni economiche, arricchendo nel contempo di maggiore bellezza la vita di ogni giorno. Questi sono i capolavori della vita quotidiana. Come scriveva Yanagi: “Si immagini una cucina di cent'anni fa. Deve essere stata una vera galleria d'arte domestica”.


Tratto da “Masterpieces of Daily Life, Everyday Ceramics”, in Koreana, vol.16, n.3, autunno 2002. Testo originale di Shim Se-jung, foto di Seo Heun-kang. Ricerche bibliografiche dell'autore del sito. Pubblicato con autorizzazione della Korea Foundation, che si riserva il copyright sull'intero contenuto della rivista. Riferimento: Koreana.

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© Valerio Anselmo