Le bellezze dell'isola di Cheju (Jeju)



Una grossa macina usata nei tempi antichi

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ituata a 130 chilometri dalla punta meridionale della Corea, l'isola vulcanica di Cheju (Jeju) possiede molte bellezze naturali. A causa della sua natura vulcanica, è ricca di grotte (una sessantina), di cascate e di strane formazioni rocciose. Oltre a essere vulcanica, ha una vegetazione subtropicale, piogge frequenti e un clima temperato, per cui i coreani la chiamano “Hawaii coreana”, un luogo ideale per esercitare attività fisiche come il surf, le immersioni subacquee, il ciclismo, l'equitazione, il golf e il parapendio.

Larga 73 chilometri da Est a Ovest e 31 da Nord a Sud, possiede la montagna più alta della Corea del Sud (1950 metri), chiamata Halla-san, un vulcano estinto che ha formato l'isola nel corso di cinque eruzioni. I fianchi del monte Halla sono costellati da 366 bocche vulcaniche secondarie, che sono una delle principali caratteristiche dell'isola. I contadini del passato che facevano pascolare i loro cavalli e le greggi fra questi coni, chiamati orŭm in coreano, si facevano poi seppellire nello stesso luogo in cui avevano lavorato. Queste tombe, circondate da un basso muricciolo, si possono vedere ancora oggi.


Lo stadio di Sŏgwipo

La vita della popolazione di un'isola è strettamente legata alla natura e a Cheju-do esistono molte leggende che hanno a che fare con le caratteristiche naturali dell'isola. Per esempio, c'è la storia di come avvenne il popolamento dell'isola da parte dei primi abitanti. Secondo la leggenda, tre semidei emersero da tre fori nella terra e vissero di caccia finché non incontrarono tre principesse che venivano nell'isola da un regno lontano e le sposarono. Le principesse portavano con sé i semi di cinque tipi di granaglie e animali domestici con i quali insegnarono ai loro mariti semidei l'agricoltura.

Come risulta evidente da questo mito della fondazione del popolo di Cheju-do, l'isola è ricca di grotte. Particolarmente notevole è la grotta chiamata Manjang-gul che, con i suoi 13,4 chilometri, è la più lunga grotta vulcanica del mondo. Altre grotte interessanti sono la Billemot, dove sono stati trovati reperti paleolitici, e la Hyŏpchae-gul, che possiede stalattiti e stalagmiti, anche se le grotte di questo tipo di solito ne sono prive.


Escursionisti all'assalto del monte Halla d'inverno

A differenza del resto della Corea, l'isola di Cheju gode di un clima mite. Sŏgwipo, dove è stato costruito il nuovo stadio di calcio per la Coppa del Mondo 2002, si trova nella parte meridionale dell'isola e attira turisti tutto l'anno per la sua temperatura gradevole. Lo stadio si trova a 45 chilometri dall'aeroporto internazionale di Cheju. È dotato di 41.620 posti a sedere e il 53% di questi risulta coperto da un tetto molto spazioso, con la caratteristica forma di una vela. La costruzione dello stadio è durata tre anni: iniziata nel febbraio 1999, è terminata nel febbraio 2002.

Il clima di Sŏgwipo nei mesi invernali è completamente diverso da quello della penisola coreana. Mentre il resto della Corea è stretto nella morsa del gelo (e spesso il fiume Han che attraversa la capitale Seul è ghiacciato), ai piedi del monte Halla incappucciato di neve gruppi di cavalli pascolano nei prati e gli alberi sono colmi di mandarini e aranci, pronti per essere colti. Le camelie sono in piena fioritura lungo le spiagge e le tuffatrici si immergono in mare per raccogliere frutti di mare e altri prodotti marini. Insomma, d'inverno l'isola di Cheju e, in particolare, la sua parte meridionale sono veramente un mondo a parte.


La cascata Chŏngbang a Sŏgwipo, che si getta direttamente nel mare

D'inverno e d'estate, poi, si può fare trekking e compiere interessanti escursioni in montagna, per raggiungere la cima del monte Halla. È chiaro che si tratta di montagne piuttosto basse, se raffrontate alle nostre Alpi, ma a volte presentano delle difficoltà interessanti e costituiscono sempre una possibilità di svago, un diversivo nel corso di un soggiorno che offre comunque svariate occasioni di conoscere usanze e modi di vita diversi dai nostri.

L'isola offre anche la vista di numerose scogliere a picco e di interessanti cascate, fra cui la bella cascata di Ch'ŏnjeyŏn e la cascata Chŏngbang che cade direttamente nel mare.

Le isolette Pŏmsŏm e Pamsŏm sono note fra i sub per le possibilità di immersioni che offrono. Le varietà di pesci che popolano queste acque hanno una gamma di colori incredibile, una vera manna per gli appassionati di fotografie subacquee. La parte meridionale di Cheju-do è la più adatta per questo tipo di attività sportiva.

I pesci multicolori che si spostano da un corallo all'altro in gruppo sembra che eseguano una danza sincronizzata. Alcuni scattano tutti insieme al minimo segno di pericolo, altri si avvicinano al subacqueo lasciandosi quasi accarezzare.


Il piccolo sottomarino per le osservazioni subacquee, una delle principali attrazioni di Sŏgwipo

Un altro metodo per osservare i pesci è quello di fare una gita su un piccolo sommergibile che parte dal porto di Sŏgwipo e si porta nelle zone in cui la fauna sottomarina è più abbondante: un'esperienza unica.

Un'altra attrattiva è l'arboreto Yŏmiji, aperto nel 1989, che si dice sia il più grande in Asia. Ospita un istituto ecologico e una serra tropicale di 12.210 metri quadrati dove vengono coltivate oltre 3.700 specie di fiori e piante, dai fiori di giardino alle piante tropicali. Attorno alla serra si possono notare oltre 1.700 tipi di alberi, molti dei quali indigeni dell'isola di Cheju. Al centro della costruzione si trova un osservatorio alto 38 metri che offre una buona vista del mare e dell'area circostante.


Un tipico harubang, spirito protettore della casa

Non lontano dal giardino botanico, vicino alla cascata Ch'ŏnjeyŏn, si trova il Museo del folclore Jungmun che ricrea un villaggio di pescatori tipico per offrire ai visitatori un'idea di quella che era la vita degli antichi abitanti dell'isola. Sono state ricostruite alcune case di pescatori con il tetto di paglia, difese da una barriera in pietra, e sono stati raccolti circa 2.000 oggetti tipici usati in passato nella vita di tutti i giorni.

La cultura di Cheju si distacca alquanto da quella della terraferma. Girando per le campagne si possono notare delle curiose statue in pietra basaltica, chiamate harubang, che rappresentano degli spiriti guardiani. Questo tipo di statua è tipico dell'isola e non si trova da nessun'altra parte in Corea. Anche il dialetto di Cheju differisce molto dal coreano standard. Contiene elementi probabilmente di origine meridionale e offre agli studiosi di linguistica un indubbio campo di studi tutto da esplorare.

Essendo diventata da tempo una zona turistica, l'isola di Cheju offre una buona selezione di hotel e di alberghi di vari livelli, compresi ottimi hotel di lusso. Vicino al museo di cui si è appena parlato, c'è un albergo che è formato da bungalow che riproducono le vecchie case coreane con il tetto di paglia, dove i visitatori possono provare come si viveva in passato in questo tipo di abitazioni. Con appena 30 camere in 15 casette non è un grande hotel, ma è fornito di tutte le comodità. Un altro vantaggio di questo albergo è che vi si servono frutti di mare freschissimi, pescati dalle tuffatrici nel mare, proprio di fronte all'albergo.


Tratto da “Exotic Island of Natural Wonders”, in Korea Now, 1 dicembre 2001, pp. 44-47 (testo originale di Seo Hyun-jin) e da “A Major Tourist Attraction with a Touch of the South Pacific”, in Pictorial Korea, gennaio 2001 (testo originale di Min Byung-jun, fotografie di Suh Jae-chul). Pubblicato con autorizzazione del Korea Information Service, che si riserva il copyright sull'intero contenuto delle due riviste. Riferimenti: “Korea Now” e Korea.net.

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© Valerio Anselmo