Won Kwang-sik
Un artigiano che crea campane di bronzo per i templi

Le campane dei templi buddisti coreani sono molto diverse dalle campane delle nostre chiese. Innanzitutto sono diverse nella forma e nelle dimensioni (non hanno la bocca svasata e sono molto più grandi delle nostre), e poi sono particolari per il modo in cui sono appese (troppo pesanti per essere messe in un campanile, vengono poste sotto un riparo a livello del suolo). Differiscono anche per il modo in cui vengono suonate (ferme, vengono percosse con un grosso palo di legno appeso a catene) e per il suono intenso e profondo che emettono e che si diffonde a lungo, pacato, fino a grandi distanze nelle campagne circostanti.

Nota: Cliccando su un carattere cinese studiato nelle scuole medie ne viene visualizzata la scheda.


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riginariamente usate nell'India antica per indicare le ore, le campane dei templi sono un veicolo per trasmettere il risveglio dell'illuminazione a tutti gli esseri viventi e per fornire una guida lungo il cammino nel mondo buddista. I paesi che rientrano nella sfera culturale del buddismo dell'Asia Orientale, fra cui la Cina, la Corea e il Giappone, assieme a vari paesi dell'Asia Sud-Orientale, hanno sviluppato per i propri templi buddisti campane di forme diverse. In Corea le campane dei templi hanno l'aspetto di grossi vasi di terracotta capovolti, mentre le campane cinesi hanno la forma di tulipani capovolti e quelle giapponesi sono come bicchieri capovolti.


Il maestro artigiano Won Kwang-sik al lavoro su una campana

Le campane orientali e quelle occidentali differiscono fondamentalmente per il modo in cui il loro suono viene prodotto. La campane occidentali hanno al loro interno un batacchio che batte sulla superficie interna quando queste sono fatte dondolare, mentre le campane orientali restano ferme e vengono percosse sulla superficie esterna con una grossa trave di legno. Fra le varie campane estremo-orientali, quelle coreane sono tenute in alta considerazione per gli eleganti e delicati disegni incisi sulla loro parete esterna e specialmente per il sottile riverbero del loro suono peculiare. A differenza delle campane cinesi che sono fatte di ferro, le campane coreane sono prodotte in bronzo, che crea una risonanza vibrante, in grado di toccare una corda profonda del cuore umano.

Mantenere la tradizione

In Corea l'arte della fusione delle campane raggiunse il suo maggior splendore durante il periodo di Silla Unificato (668-935). Durante il successivo periodo Koryŏ (918-1392) questa tradizione venne continuata, ma nell'era Chosŏn (1392-1910), quando il buddismo fu messo da parte in favore del confucianesimo, la produzione di campane tradizionali per i templi buddisti declinò e verso la fine del periodo Chosŏn fu adottato il metodo cinese di produzione di campane di ferro. Non è esagerato affermare che così la tradizione delle campane dei templi della Corea fu abbandonata. Le campane di ferro prodotte secondo lo stile cinese non potevano reggere il confronto con la magnificenza delle campane dei periodi di Silla Unificato e di Koryŏ, e ciò causò una perdita del significato originale della loro funzione. Ma oggi vi è un artigiano che ha dedicato la propria vita alla restaurazione dell'antica tradizione coreana delle campane di bronzo dei templi: si tratta di Won Kwang-sik (nato nel 1942).

“Il metodo tradizionale della fusione a cera vergine - dice Won - fu mantenuto nel primo periodo dell'era Chosŏn. Fu solo nell'ultima parte del periodo Chosŏn che le cose cambiarono. Man mano che le campane diventavano più grandi, la fusione a cera vergine divenne sempre più scomoda, cosicché alla fine si decise di adottare il metodo cinese, un poco più semplice.

Produrre una campana era uno dei più grossi compiti che uno stato potesse intraprendere. Naturalmente, era anche legato alla situazione prevalente, dal momento che la cultura può solo fiorire pienamente quando il paese è in pace e l'economia è stabile. Questo fatto trova conferma nella più grande campana della Corea, la «divina campana del re Sŏngdŏk» (성덕 대왕 신종 ), nota anche come «campana Emille», tesoro nazionale numero 29. Se non fosse stato così, gli artigiani che vi hanno lavorato, come avrebbero potuto spendere otto anni, durante il regno di due re, per costruire una campana?”

Won cominciò a produrre campane all'inizio degli anni 1960, ma a quell'epoca le ricerche sulle campane dei templi buddisti erano piuttosto scarse. Studiò sotto la guida di Won Kuk-chin fino alla morte di quest'ultimo, anche se i metodi che apprese non erano tecniche di stile interamente coreano. Fu comunque in grado di continuare la tradizione nei pochi luoghi in cui venivano ancora prodotte campane di questo tipo. Quando il suo maestro morì nel 1972, Won rilevò l'azienda Sungjongsa di produzione di campane e continuò il lavoro, ma, benché questo lo impegnasse a tempo pieno, nella sua mente rimaneva un senso di insoddisfazione, di frustrazione e tormento interiore.


La grande campana su cui sta ora lavorando Won Kwang-sik

“Le campane si presentavano bene, - dice Won - ma non riuscivo a immaginare come fosse possibile raffinarne il suono in modo che risultasse più vivace e più chiaro. Era una cosa estremamente penosa e frustrante, dal momento che volevo conoscere tutto quel che c'era da sapere sulle campane coreane. Ma questo era un compito troppo grande perché un semplice artigiano come me potesse venirne a capo da solo.”

Won cercò così l'aiuto di specialisti, esperti di campane coreane. Con un gruppo di persone che condividevano questo comune interesse, nel 1976 fondò l'Associazione per la ricerca sulle campane dei templi. Fra i membri dell'associazione vi erano esperti di storia coreana, storici dell'arte, tecnici dell'acustica e perfino ricercatori dell'Istituto avanzato di scienza e tecnologia della Corea. Non fu per nulla un compito facile, ma tutti i partecipanti al progetto mostravano di essere sinceramente entusiasti. Nel 1978 iniziò la pubblicazione di una rivista, Pumjong («Campane dei templi»), e i partecipanti si sforzarono di approfondire le ricerche scientifiche sull'argomento.

Una rinascita della fusione a cera vergine

Finora circa cinquemila campane sono state riportate in vita dalle mani di Won Kwang-sik. Emulare le campane del periodo di Silla Unificato non è certo stata una cosa semplice, anche con l'aiuto della tecnologia moderna. In particolare, Won non riuscì a ottenere la profonda risonanza tipica delle campane di quel periodo fino a quando non ripristinò il metodo tradizionale di fusione a cera vergine. Dopo un numero quasi infinito di prove e fallimenti, Won riuscì alla fine a ricreare l'antico metodo. Fu una vittoria meritata: dieci anni di sforzi estremi non erano dunque stati vani.

Ma, in sostanza, qual era il punto cruciale di questo metodo a cera vergine che richiese un tale immenso sforzo da parte di Won? La fusione a cera vergine era stata il metodo di fusione tradizionale adottato per la produzione di tutte le squisite campane dei periodi di Silla Unificato, Koryŏ e Chosŏn, che sono state dichiarate tesori nazionali. Era appunto questa la tradizione che era stata abbandonata durante l'era Chosŏn e che è stata ripristinata da Won Kwang-sik. In breve, il procedimento comprende i seguenti passaggi. La cera vergine viene mischiata con grasso di bue e modellata nella forma che la campana deve assumere. Poi viene preparata della sabbia da formatura, che è quindi applicata ripetutamente sulla superficie della forma di cera, lasciandola asciugare. Vengono applicati vari strati di questa sabbia, fino a quando non si sia raggiunta la forma adatta per quello che sarà lo stampo.

In seguito questa forma viene scaldata con molta attenzione per far sciogliere la cera, che scorre via, e nello stampo che ne risulta viene colato del metallo fuso per creare la campana. La fusione a cera vergine non è solo complessa, ma richiede anche una grande capacità artigianale perché il processo di produzione è molto lungo ed è soggetto a forti rischi di fallimento. Ma, quando riesce bene, questo processo produce una campana di gran lunga superiore, in termini di superfici ottimamente formate e di delicati disegni in rilievo che risultano perfettamente riusciti, oltre al suono che presenta una risonanza sublime.

Il segreto di una risonanza unica


Un'altra delle grandi campane restaurate da Won Kwang-sik

Visto che Won è considerato il massimo esperto coreano di campane dei templi, quale sarà mai la sua campana favorita? A questa domanda il maestro risponde senza esitazione: «La divina campana del re Sŏngdŏk!». Ma che cos'è che rende questa campana così speciale per Won?

Il professor Lee Jang-moo dell'Università Nazionale di Seul ha speso tre anni di ricerche nell'analisi delle diverse vibrazioni prodotte dalla campana Emille, che danno al suo suono una pulsazione unica. La pulsazione è un fenomeno sonoro che può essere generato da un recipiente rotondo vuoto, come un bicchiere o una campana, nel quale il suono pulsa ripetutamente con maggiore e con minore intensità. Il professor Lee ritiene che la distinta pulsazione del riverbero della divina campana del re Sŏngdŏk sia causata da cambiamenti nell'armonia e dal deterioramento di vari componenti del suono nel tempo.

Quando la campana viene colpita, l'intero suono si spande immediatamente nell'aria. L'energia dinamica che si impartisce colpendo la superficie della campana con la trave di legno scatena un insieme di vibrazioni dal corpo della campana. Le vibrazioni veloci delle frequenze superiori si dissipano rapidamente e, nel giro di pochi secondi, diventano appena udibili. Solo allora emerge la risonanza peculiare della campana Emille, non più mascherata da suoni in competizione fra loro. Dopo nove secondi tutto quello che resta è un'onda sonora a 64 Hz, simile al respiro di una persona, e un tono più alto, a 168 Hz, come il pianto di un bambino. Sarà per il fatto che il suono risulta così simile a quello umano che la gente si commuove tanto al sentir risuonare questa campana. Nove secondi dopo che la campana è stata colpita, l'onda sonora a 168 Hz diminuisce gradatamente, ma dopo altri nove secondi si può di nuovo udire debolmente. L'onda sonora a 64 Hz, che dura più a lungo, pulsa invece a intervalli di tre secondi. Siccome ha una frequenza così bassa, risuona come il respiro appena percettibile di una persona.

Il professor Lee sostiene che questa pulsazione inusuale è prodotta da lievi asimmetrie nella forma della campana. A guardarla può apparire perfettamente simmetrica, ma i disegni in rilievo e i motivi sulla superficie creano delle irregolarità minori nella densità e nello spessore del corpo. È anche possibile che, quando il metallo fuso fu versato nella forma, vi possano essere state delle leggere variazioni nella quantità di aria che risultò intrappolata nel metallo. Come tale, l'asimmetria è una caratteristica naturale e distintiva delle campane dei templi. Queste leggere irregolarità producono nel corpo della campana diverse vibrazioni, le quali creano onde sonore con una grande varietà di frequenze che giungono alle nostre orecchie come suoni pulsanti.

Dall'esperienza di una vita passata a fabbricare campane per i templi, Won si dice convinto che il segreto del suono di una campana stia nel processo di fusione. Dice, infatti, che l'80 per cento del suono di una campana è determinato dalla precisione dello stampo. “La cosa più importante nel creare una campana - afferma - è accertarsi che lo stampo sia perfetto. Lo stampo si fa applicando ripetutamente della creta sulla forma originale e dando alla creta il tempo di sistemarsi e di solidificarsi. Solo quando lo stampo è privo di bolle il suono risulterà chiaro e sottile. A quel punto si possono mettere in luce anche i delicati disegni.”

Wŏn è anche convinto che uno dei segreti della divina campana del re Sŏngdŏk risieda nella creta che fu usata per lo stampo. “Quando ho riprodotto la campana Sŏllimwŏn lo scorso febbraio, ho fatto lo stampo con fango indurito portato da Kampo, e questo era meglio di ogni altra creta in termini di resistenza al calore e di ventilazione. La creta di qualità superiore dell'antica capitale di Silla, che corrisponde oggi alla zona di Kyŏngju, fu essenziale per la creazione di quelle magnifiche campane.”

Il compito finale

Oggi in Corea sono circa 300 le grandi campane antiche dei templi buddisti. Di queste, circa 50 sono state designate tesori nazionali o regionali. Won ha potuto mettere in mostra riproduzioni di queste campane nel Museo delle campane che si è aperto a settembre del 2005, ma il suo sogno è un altro. È quello di riuscire a ricreare la «divina campana del re Sŏngdŏk». Parlando di questo, improvvisamente il suo volto diventa duro come l'acciaio per la determinazione. Questo è il compito definitivo che si è proposto di portare a termine, il punto più alto della sua lunga vita dedicata alla produzione delle campane coreane. All'età di 26 anni perse l'uso dell'occhio destro quando del metallo fuso gli schizzò in faccia. Forse da quel momento si rese conto che il suo destino era quello di essere un costruttore di campane e capì quali erano i suoi legami con la campana Emille, la divina campana del re Sŏngdŏk. Che ne pensa Won di questo? Egli alza le spalle dicendo: “Un occhio non è nulla: l'artigiano che creò la divina campana del re Sŏngdŏk fece sacrifici ben maggiori per raggiungere un tale suono peculiare.” Sembra sorridere a questo pensiero, preso da una sorta di ammirazione professionale.

Come si produce una campana di bronzo per un tempio

Ed ecco qui, in breve, quali sono le operazioni principali seguite nella produzione di una campana per un tempio coreano (immagine a destra).

  1. Si accatastano dei mattoni per formare una struttura di supporto per la campana.
  2. Su questa struttura viene poi applicata una mistura di creta e sabbia per spianare la superficie.
  3. Si prepara una replica di cera nella forma che dovrà assumere la campana, compresi i disegni incisi sulla superficie.
  4. Sulla superficie della replica di cera viene applicata una mistura di creta e di sabbia fine, che si lascia poi asciugare completamente.
  5. Il blocco dello stampo viene fissato fermamente in modo che la sua forma non cambi.
  6. Lo stampo viene ricoperto con una spessa mistura di creta e sabbia a grana grossa che si lascia asciugare completamente.
  7. Quando il rivestimento esterno è asciutto, viene riscaldato per far sciogliere la forma di cera che è all'interno.
  8. Lo stampo di creta viene posto sulla struttura di supporto che si era preparata prima e una lega di rame e stagno viene versata nella cavità. Quando il metallo si è raffreddato e indurito, lo si libera dalla creta e i disegni sulla superficie della campana vengono rifiniti.

Tratto da “Won Kwang-sik”, in Koreana, vol.19, n.3, autunno 2005. Testo originale di Park Ok-soon. Foto di Seo Heun-kang. Ricerche bibliografiche a cura dell'autore del sito. Pubblicato con autorizzazione della Korea Foundation, che si riserva il copyright sull'intero contenuto della rivista. Riferimento: Koreana.

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© Valerio Anselmo