Una stuoia per dormire freschi d'estate


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elle calde notti estive, quando l'umidità stagna nell'aria, il sonno tarda a venire. Ma i coreani dei tempi andati, in tali notti si addormentavano su una stuoia di giunco con accanto una “moglie di bambù”, una struttura cilindrica di strisce di bambù intrecciate.

La stuoia, chiamata totchari (dotjari 돗자리 in coreano), è una stuoia estiva ottenuta intrecciando sottili strisce di giunco di palude o di vimini. Le strisce di giunco di palude sono morbide e fresche al tocco, oltre a essere assorbenti e ad emanare un particolare profumo orientale. La comodità è un'altra notevole caratteristica: questa stuoia può essere portata ovunque e, tutte le volte che la si stende, si crea una camera. In effetti, gli studiosi del passato quando andavano in gita erano sempre accompagnati da ragazzi il cui compito era quello di portare la stuoia totchari, in modo che si potessero creare delle “camere” sotto un albero, accanto a un fiume o ovunque essi volessero fermarsi per godere dei loro raffinati hobby.

Il totchari non serviva solo da stuoia, ma era anche considerato un bene personale dell'utente. Così vi fu un tempo in cui il totchari del padre non doveva assolutamente essere usato da un figlio (era tabù) e, se qualcuno moriva in guerra o lontano da casa tanto che il corpo non potesse essere restituito alla sua famiglia, si seppelliva al suo posto la stuoia totchari del defunto.

Nelle calde notti estive, se ci si corica su una stuoia totchari distesa sul pavimento di legno dell'ingresso delle case tradizionali coreane con accanto una “moglie di bambù”, il sonno verrà rapidamente e tutte le preoccupazioni saranno presto dimenticate.

A corollario di questa visione poetica per un coreano, è necessario aggiungere una nota pratica. Per noi occidentali, abituati a dormire su morbidi materassi, questo fatto di dormire su un pavimento di legno con solo una sottile stuoia che ne mitiga ben poco la durezza non ci sembra poi tanto comodo. Per esperienza personale, posso affermare che, finché non si è fatta l’abitudine, al mattino ci si trova con le ossa che fanno un male terribile...


Tratto da “Dotjari”, in Koreana, vol.15, n.2, estate 2001. Senza indicazione dell'autore del testo e della fotografia. Pubblicato con autorizzazione della Korea Foundation, che si riserva il copyright sull'intero contenuto della rivista. Riferimento: Koreana.

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© Valerio Anselmo