Una festa che mi manca
pubblicato su “Noi, Cricci” - ottobre 2006

Nel mese di ottobre in Corea si celebrano alcune importanti festività: quest'anno il 3 ottobre capita la ricorrenza della fondazione del paese da parte di Tangun e dal 5 al 7 ottobre vi sono tre giorni di vacanza per commemorare Ch'usŏk, la festa del raccolto. Il titolo di questo articolo si riferisce appunto alla celebrazione del Ch'usŏk e non significa che io senta la mancanza della festa coreana del raccolto, ma, molto più semplicemente, che di questa festa non ho alcuna esperienza diretta.

Nonostante il fatto che fossi diventato quasi coreano nei cinque anni consecutivi del mio soggiorno in Corea, non ebbi infatti mai modo di prender parte alle cerimonie che si tengono in occasione di questa festa del raccolto. Il motivo? Si tratta di una festività che vede cerimonie di carattere molto personale e riservate alla famiglia, come riti di omaggio verso i propri morti e la visita alle tombe degli antenati nel proprio villaggio natio, in pratica funzioni dove la presenza di uno straniero (anche se coreanizzato, come me) avrebbe creato un certo imbarazzo e certamente non sarebbe stata vista di buon occhio.

A quel tempo, quarant'anni fa, le cerimonie familiari erano un fatto molto riservato. Mi ricordo che un pomeriggio, gironzolando in bicicletta per le campagne coreane in compagnia di un religioso italiano anch'egli col suo velocipede, vedemmo da lontano fra i campi quella che sembrava essere una cerimonia religiosa. I colori vivaci dei vestiti del gruppetto di persone e delle bandiere che sventolavano ci attirarono e, con il dovuto rispetto, ci avvicinammo per osservare da vicino quello che si andava svolgendo. Ma, giunti che fummo a tiro di voce, fummo cortesemente, ma fermamente, invitati ad andarcene perché disturbavamo la loro “privacy”. (Oggi, invece, i tempi sono cambiati e anche le cerimonie più riservate delle sciamane vengono presentate sotto forma di spettacolo ai turisti stranieri che accorrono a frotte per godersele come se fossero autentiche...)

Ma allora le credenze tradizionali avevano un'importanza ben maggiore ed erano sentite come un fatto molto personale. Per forza di cose, quindi, in mancanza di ricordi autentici e diretti, oggi, per parlare di queste due feste, prenderò il materiale da altre fonti, facendo riferimento in particolare al mio sito Web www.corea.it.

La fondazione del paese

La prima, in ordine di tempo, di queste feste, quella che ricorda la fondazione della Corea da parte di Tangun è oggi sentita pochissimo dalla popolazione: il racconto di Tangun, figlio di un dio minore che scende dal cielo e si sposa con un'orsa trasformata in ragazza eccetera fa parte della mitologia e viene ricordato più che altro per tradizione. Ma vediamo, dunque, che cosa narrano gli antichi testi storici.

Il Samguk yusa (Memorabilia dei Tre Regni) narra che il fatto sarebbe avvenuto nel 2333 a.C. su una montagna oggi nota con il nome di Paektu (Testa bianca), ma allora chiamata T'aebaek.

La cima del monte Paektu

Il racconto che potete vedere tradotto in italiano all'indirizzo
http://www.corea.it/biblioteca.htm#tangun dice che Hwanung, figlio del signore celeste Hwanin, scese sulla Terra con tremila seguaci sotto un albero di sandalo e regnò in quel luogo. E poi prosegue dicendo:

A quell'epoca un'orsa e una tigre che vivevano in una caverna, desiderando diventare umani pregarono Hwanung di esaudire il loro desiderio. Il re diede loro un mazzetto di artemisia sacra e venti spicchi d'aglio e disse: «Se mangiate questo ed evitate di vedere la luce del sole per cento giorni, diventerete umani». Entrambi mangiarono le erbe. Dopo ventun giorni l'orsa diventò una donna, ma la tigre invece, non avendo rispettato il tabu, non fu trasformata in uomo. In seguito l'orsa, desiderando avere un figlio, pregò sotto l'albero di sandalo e allora Hwanung si trasformò, giacque con lei e ne nacque un figlio che fu chiamato Tangun Wanggŏm. Nel quindicesimo anno di regno dell'imperatore Yao, Tangun scelse Asadal come capitale del suo regno chiamato Chosŏn, dove regnò per 1500 anni. All'età di 1908 anni divenne dio della montagna.

La storia, già citata in parte in un'altra di queste chiacchierate, è interessante da vari punti di vista. Intanto ci conferma che, già fin dall'antichità, l'aglio faceva parte della dieta dei coreani, come ne fa parte ancora oggi (anzi era considerato una specie di medicina). Poi cita due degli animali che popolavano la penisola coreana fino a non molto tempo fa: l'orso e la tigre. Poi cita il nome della Corea nella forma che, in caratteri cinesi, significa “fresco mattino” (Chosŏn). E infine i 1908 anni d'età di Tangun ci fanno pensare agli auguri di lunga vita che si fanno sempre agli anziani in Corea e risvegliano in noi il ricordo dei tanti patriarchi della Bibbia che son detti esser vissuti anch'essi centinaia d'anni (primo fra tutti il mitico Matusalemme).

La festa del raccolto (Ch'usŏk)

Una delle due maggiori festività celebrate in Corea è proprio questa festa del raccolto che vede la maggior parte dei coreani recarsi nei propri villaggi di origine, intasando le autostrade come da noi a ferragosto. (L'altra grande festa è quella del capodanno lunare, anch'essa molto sentita). Nel 2006 questa celebrazione capita in ottobre, ma in realtà è una ricorrenza ancora legata al calendario lunare che si celebra il quindicesimo giorno dell'ottavo mese (in pratica la stessa data del nostro ferragosto, ma nel calendario lunare).

Un gruppo di parenti in visita alle tombe dei
propri antenati (le tombe sono i tumuli di cui
se ne intravede uno a sinistra nella foto)

A differenza del nostro ferragosto che vede un esodo verso i luoghi di villeggiatura, in Corea, in occasione della festa del raccolto, le autostrade si riempiono di gente che si allontana dalle città per recarsi al villaggio di origine della propria famiglia, dove di solito risiede ancora un parente anziano. Le cerimonie più importanti che hanno luogo in questa occasione si tengono infatti a casa del più anziano dei parenti in linea diretta.

Tradizionalmente in questa occasione di fronte alle tavolette degli antenati si prepara un tavolo su cui si pongono ciotole di riso bollito del nuovo raccolto e frutta di vario tipo, per tenere la cerimonia del ch'arye, il rito della commemorazione dei propri defunti. Si tratta di un rituale istituito per ringraziare gli antenati per il raccolto e per dimostrare gratitudine per la loro protezione.

Le offerte di frutta, riso e dolci poste sul tavolo
per la cerimonia in onore dei propri morti

Questa riunione della famiglia allargata (fratelli, nipoti, cugini, nonni, zii e zie) è l'occasione per passare assieme ai propri parenti più stretti alcuni giorni in cui ci si rivede, ci si scambia le novità e si parla delle proprie cose. Gli anziani hanno così modo di conoscere i nuovi nati, di constatare i progressi dei giovani, di confrontarsi con le idee dei coetanei. È un ambiente in cui la tradizione ha ancora il sopravvento e porta a ragionare sui rapidi cambiamenti della società coreana attuale. Per farsi un'idea dell'aria che si respira in tali occasioni, si consulti in Internet la pagina http://www.corea.it/riti_ancestrali.htm.

Valerio Anselmo

Torna all'inizio della pagina
© Valerio Anselmo