Gioielli splendenti in un mare gentile:
Ch'ŏngsando e Pogildo



Il tramonto si riflette negli specchi d'acqua delle risarie inondate

V

iaggiare su un battello nella parte più meridionale della penisola coreana, dove si sentono per primi i cambiamenti di stagione, è un'esperienza affascinante negli assolati giorni di maggio. E recarsi a Ch'ŏngsando, famosa per la sua semplice bellezza naturale, e a Pogildo, dove ancora si trovano tracce degli antichi letterati, dà a qualunque coreano il piacere della riscoperta di cose ormai dimenticate.

Nel mondo d'oggi, in continuo cambiamento, talvolta si dà molta importanza alle cose che non cambiano. L'isola di Ch'ŏngsando è un posto che rappresenta i valori immutabili del luogo natìo per i coreani, un luogo dove il coreano d'oggigiorno può trovare quasi un archetipo del proprio paese natale.

Ch'ŏngsando si trova a una ventina di chilometri per nave dal porto di Wando, un piacevole viaggio di quaranta minuti. È stata in passato chiamata Sŏsando (isola dalle montagne della buona sorte), nome che le era stato dato perché si diceva che qui vivessero gli immortali, e poi Ch'ŏngsando (isola dalle montagne verdazzurre) a causa del suo cielo, delle sue acque blu e delle sue verdi montagne.


Una scena del film

A maggio l'orzo ricopre l'isola con un lussureggiante tappeto verde, e nelle altre stagioni l'orzo viene sostituito dai fagioli, dalle patate dolci, dall'aglio. Avvolta in un manto di nubi e nebbia al mattino, l'isola appare gradualmente alla vista man mano che la giornata avanza. Il mare e i densi boschi di latifoglie si armonizzano per formare una scena perfetta, quasi da cartolina, mentre i fiori dai vivaci colori sembrano danzare al vento. Situata nel parco nazionale marino di Tadohae, noto per la sua bellezza, l'isola di Ch'ŏngsando fu resa famosa da un film.

In una memorabile scena di quel film si vedono in distanza tre persone scendere lentamente da una collina lungo una stradina in terra battuta. Il padre, Yu-bong, si trova al centro con un carico sulla schiena, mentre accanto a lui ci sono da un lato la figlia Song-hwa, che indossa una gonna nera e una camicetta bianca, e dall'altro lato il figlio Tong-ho che sta portando un tamburo. Camminano lentamente, come se il tempo non avesse alcuna importanza. A turno padre e figlia intonano brani della canzone popolare “Chindo Arirang”. Il figlio, che dapprima era silenzioso, coinvolto dall'allegria comincia a picchiare sul tamburo.


Si lavora nei campi creati terrazzando il terreno sui fianchi della montagna

I tre, che all'inizio si vedevano lontani e piccolissimi, si avvicinano man mano fino a riempire lo schermo. Condizionati dal movimento delle spalle dei tre che danzano sullo schermo, anche gli spettatori cominciano a muovere le spalle in sincronia. Questa famosissima scena, che durava 5 minuti e 40 secondi, è stata girata nel villaggio di Tang-ri nell'isola di Ch'ŏngsando. Il film nel 1996 ha attratto più di un milione di spettatori in Corea. Questa scena è una delle più famose della cinematografia coreana e ancora oggi se ne parla. L'attore che impersonava il padre dirige oggi il Teatro Nazionale di Seul e l'autore di questo sito ha avuto il piacere di incontrarlo nel maggio del 2001 in occasione di una sua visita in Corea.

A causa del bel paesaggio non sembra assurdo pensare che gli immortali un tempo vivessero su quest'isola. Esiste però un detto che recita: “Non farti ingannare a sposare uno di Ch'ŏngsando”. Significa che la vita sull'isola è molto più difficile di quanto possa sembrare e una ragazza che sposi un isolano avrà modo di pentirsene in seguito. Fin dal passato per gli abitanti di quest'isola risultò difficile andare a pesca e coltivare la terra a causa del vento violento e del mare grosso.

Gli abitanti ammassarono pietre sui fianchi della montagna per creare terrazzi dove potevano coltivare granaglie e vegetali. Le donne si tuffavano anche nelle acque del mare per raccogliere frutti di mare, mentre gli uomini combattevano con le onde per pescare quello che l'oceano offriva.


Una delle tombe temporanee di paglia

Questo tipo di ambiente diede luogo ad alcune tradizioni peculiari, come le tombe di paglia, simbolo di grande pietà filiale. Quando una persona moriva, i figli portavano il corpo in un luogo soleggiato e lo proteggevano con una copertura di paglia. Siccome questa copertura veniva poi danneggiata dal vento, veniva rinnovata ogni anno per tre anni. Solo dopo tre anni e quando non restavano più che le ossa, il corpo veniva finalmente sepolto nella terra. Il fatto peculiare è che la tomba di paglia non veniva posta lontano dalla casa, ma tenuta molto vicina, accanto all'abitazione, o nel bel mezzo dei campi, per esempio. Veniva tenuta dove potesse sempre essere vista e curata. Questo tipo di sepoltura non sarebbe stato possibile senza un'estrema cura e devozione, e la si può ancora vedere oggi in alcune parti dell'isola di Ch'ŏngsando.

Seguendo la strada che fa il giro dell'isola, si notano le tracce dei visitatori ovunque. La spiaggia di Chiri, che ha una distesa di sabbia bianca lunga 1,2 chilometri è circondata da un bosco di circa 600 pini che hanno più di 200 anni. La spiaggia di Sihŭng-ri non è molto conosciuta ed è perciò tranquilla e pulita. Passare una giornata in questo posto raccogliendo molluschi e alghe edibili lungo la sua costa che sembra non finire mai è estremamente riposante.


Il padiglione Sejŏnjŏng

Ormai l'isola non appartiene più solo ai suoi abitanti, perché lascia una profonda e duratura impressione in chi la visita. Quando l'estate è al suo culmine, ad attirare i turisti è soprattutto l'isola di Pogildo, che si trova non lontana da Ch'ŏngsando. È la ventiduesima isola della Corea in ordine di grandezza e sta diventando sempre più nota. In primavera, quando le camelie sono già in piena fioritura, viene visitata ancor più spesso. I turisti vengono a scoprire il delizioso profumo del posto, come faceva il grande poeta Yun Sŏn-do (1587-1671) dell'epoca Chosŏn.

Quando il poeta udì la notizia che i giapponesi avevano occupato la Corea, si diresse verso l'isola di Chejudo con l'intenzione di allontanarsi dal mondo e di vivere in isolamento. Durante il tragitto, siccome il mare era diventato burrascoso, si fermò a Pogildo. Fu così affascinato dalla bellezza dell'isola che disfece i bagagli e si stabilì in quel luogo. Oltre alla poesia “Il calendario del pescatore”, che lasciò una profonda impronta nella letteratura coreana, egli scrisse molte altre opere che trattano della sua vita nell'isola.

I visitatori possono avere un'idea di come vivesse Yun Sŏn-do visitando il padiglione Sejŏnjŏng, che si trova a circa un chilometro dal punto in cui attracca il battello. Costruito al centro di uno stagno creato bloccando un corso d'acqua, il padiglione è pittoresco e, ad un coreano, porta automaticamente alla memoria i versi delle poesie del pescatore scritte da Yun. Anche se questo padiglione è stato costruito modificando la natura, non va in alcun modo contro di essa. Più lo si osserva, più si pensa quanto sono stati saggi quelli che l'hanno costruito.


Un dolmen e un masso con incisa la figura del Budda parlano dell'antichità

Oltre al padiglione, c'è un giardino e una biblioteca chiamata Naksŏje. Anche se il poeta ha vissuto la propria vita nell'ombra, queste cose dei suoi tempi sembrano dirci che, tutto sommato, ha vissuto una vita ricca e felice sull'isola.

L'isola di Pogildo ha ancora altre attrattive. Yesong-ri è una spiaggia lunga circa un chilometro, costituita da ciotoli neri. Le lucide pietre nere come dimensioni vanno dalla grandezza del palmo della mano alla grandezza dei semi di dattero e sono disposte in modo uniforme lungo la spiaggia. Quando le onde le colpiscono, il suono di questi ciotoli che si sfregano gli uni con gli altri è come una musica, e il loro luccichio è più attraente di quello dei gioielli. È naturale che i visitatori vorrebbero prendere uno di questi ciotoli e portarselo a casa come ricordo, ma gli isolani, che sono consapevoli di ciò, tengono gli occhi aperti per impedirlo. Per questo motivo gli abitanti dell'isola hanno ricevuto un premio da un'associazione di cittadini per la protezione della natura.

In effetti, questi ciotoli sono più belli nel luogo in cui si trovano naturalmente, e fanno sì, con la loro stessa presenza, che gli esseri umani si sentano più vicini alla natura. Considerando che l'isola ha oltre 300.000 turisti all'anno, se ognuno di loro portasse via un ciotolo come souvenir, ciò avrebbe un effetto devastante su questa spiaggia unica per la sua caratteristica.

Ch'ŏngsando e Pogildo sono luoghi in cui la gente è vissuta per secoli e secoli. Oggi, con la vita che, nelle città coreane, sta diventando sempre più frenetica, questi luoghi permettono ancora di entrare in contatto con una realtà più pacifica e più tranquilla, in una natura ancora quasi intatta.


Basato su “From Cheongsando to Bogildo”, in Pictorial Korea, maggio 2002. Testo originale di Lee Soo-jin, fotografie di Ahn Hong-beom. Pubblicato con autorizzazione del Korea Information Service, che si riserva il copyright sull'intero contenuto della rivista. Riferimento: Korea.net.

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© Valerio Anselmo