Focus: Vino
dalla newsletter di maggio 2011


S

i è conclusa il 21 maggio 2011 la 9ª edizione della Seoul Wines & Spirits Fair alla quale hanno partecipato 5 aziende italiane:
  • Castello di Cacchiano (Toscana)
  • Fazi Battaglia (Marche)
  • Gruppo Cevico (Emilia Romagna)
  • Italian Wine Group - Vento di vino (Toscana)
  • MICO (Lombardia)

A questa edizione hanno preso parte 130 espositori di 13 Paesi su un’area di 7.700 mq.

I vini italiani hanno incontrato un vasto favore sia presso gli operatori che hanno visitato gli stand, che dal pubblico che ha potuto gustarli l’ultimo giorno della manifestazione.

Il mercato coreano, che si era fortemente contratto negli ultimi due anni a causa della crisi finanziaria del 2008, si sta gradualmente riprendendo.

Secondo le statistiche del 2010, le importazioni coreane di vino hanno registrato un +0,8% rispetto all’anno precedente. L’Italia ha aumentato più velocemente la sua quota di mercato, essendo passata dal 14,5% al 16,9% in tre anni, mentre la Francia ha perso il 7,7% durante lo stesso periodo.

Le importazioni di vini italiani fra il 2009 e il 2010 sono aumentate dell’8,5% registrando la più alta crescita tra i primi 5 Paesi fornitori (Francia -1,5%, Cile 1,3%, USA -1,6%, Australia - 11,3%).

Con la crisi il mercato è diventato più sensibile al fattore prezzo; in particolare, se in passato i consumatori erano interessati soprattutto ai Premium wines, ora l’interesse verte verso i Value wines che presentano un buon rapporto qualità-prezzo.

Nel 2009 il prezzo medio per cassa (12 bottiglie da 750ml) era di 44 USD (su base CIF compreso vino sfuso) mentre nel 2010 è sceso a 41 USD, dal momento che i consumatori cercano vini che costano meno di 7 dollari. Gli importatori, di conseguenza, sono alla ricerca di vini dal prezzo più contenuto.

Secondo le normative locali tutti i prodotti alcolici possono essere introdotti sul mercato tramite un importatore che disponga di una licenza registrata presso il competente tax office.

Tale licenza d’importazione di prodotti alcolici non può essere cumulata con altre licenze di altri settori merceologici diversi. Inoltre la vendita può essere effettuata a distributori, iper / super mercati, ristoranti, alberghi, enoteche, ecc., ma la vendita diretta ai consumatori è vietata.

Nella capitale sudcoreana è concentrato il 25% della popolazione ed è la città dove è più diffusa la cultura occidentale, compresa quella enogastronomica: oltre il 90% delle ditte importatrici si trova a Seoul o nei suoi dintorni. Tuttavia solo un quarto fra le ditte (ca. 400) ha ottenuto la licenza e sta continuando con le importazioni.

Gli importatori possono avere diversi modi di vendere e distribire i propri vini. Per esempio, uno che disponga di personale sufficiente può scegliere di vendere direttamente ai propri clienti (intermediari) e/o tramite distributori per poter avere un raggio d’azione più ampio e non limitato alla sola capitale.

Lavorare solo tramite i distributori può portare vantaggi sulla quantità dei vini trattati, mentre la vendita diretta consente di curare meglio l’immagine del marchio del vino.

Una volta che l’FTA tra Corea e UE entrerà in vigore dal prossimo luglio 2011, vi saranno buone prospettive di aumento delle vendite di vino grazie alla riduzione delle tariffe doganali del 15%. Pertanto le tasse che graveranno sull’importatore saranno le seguenti: Tassa sui prodotti alcolici 30% (CIF x 30%), Tassa sull’educazione 10% (Imponibile sulla tassa sui prodotti alcolici x 10%) e IVA del 10%. Pertanto, con la riduzione del 15% delle tasse per l’import, un vino da 16,8 euro, ad esempio, verrebbe a costare 14,3 euro.

Gli esportatori italiani dovranno ottenere il certificato di approvazione (Approved Exporter, rilasciato dalla dogana italiana) in modo che venga loro applicata la riduzione delle tariffe doganali. Inoltre, per quanto riguarda il paese d’origine del prodotto, gli esportatori dovranno indicare la seguente frase nella fattura: “L’esportatore delle merci contemplate nel presente documento (autorizzazione doganale n. ...) dichiara che, salvo indicazione contraria, le merci sono di origine preferenziale ...”.
Il suddetto certificato è valido per 3 anni dalla data di rilascio.

È prospettiva comune che con l’FTA i vini italiani potranno godere di maggiori vantaggi rispetto agli altri in quanto sono l’unico concorrente diretto dei vini francesi, che mantengono la prima posizione. Inoltre il gran numero di ristoranti italiani avrà certamente peso per far pendere la bilancia dei consumi a favore dei vini italiani.

Contrariamente ai consumatori, che prevedono un calo dei prezzi grazie all’FTA, gli importatori sono più scettici in quanto prevedono un aumento dei prezzi da parte dei produttori proprio in vista della riduzione fiscale. Inoltre gli operatori saranno costretti ad abbassare ancora di più i prezzi per non venir meno alle aspettative dei consumatori.

Tuttavia, per il futuro, si prevede che con la stabilizzazione dei prezzi gli effetti dell’FTA sortiranno certamente un risultato positivo per il mercato del vino.


Tratto dalla Newsletter del mese di maggio 2011 dell’Istituto Nazionale per il Commercio Estero, sede di Seul

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© Valerio Anselmo