Un amore sepolto viene alla luce dopo 400 anni
La devozione di una moglie verso il marito

Nota: Cliccando su un carattere cinese studiato nelle scuole medie ne viene visualizzata la scheda.


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na storia umana, come quella narrata da una moglie che piange la morte del marito in una lettera scritta più di quattro secoli fa, trascende il tempo e lo spazio.

La scoperta

La lettera, che inizia con le parole “Al padre di Won”, fu trovata accidentalmente nell’aprile 1998 quando i discendenti della famiglia reale Lee della dinastia Joseon stavano spostando delle tombe dei loro antenati a Jeongsangdong, un villaggio vicino alla città di Andong nella regione Gyeongsang del Nord. Andong è noto per essere un centro dell’insegnamento confuciano e delle tradizioni coreane.

Due tombe di quel sito funerario contenevano ciascuna un corpo mummificato. Uno era di Lee Eung-tae, (이응태 ) pronipote di Lee Myeong-jeong (이명정 ), un burocrate vissuto nell’ultimo periodo di regno della monarchia nella penisola coreana, e l’altro era di una donna, identificata soltanto dal cognome Moon, moglie di Lee Myeong-jeong.

I corpi erano incredibilmente intatti, principalmente perché le bare di legno erano state incapsulate in un misto di terreno calcareo, che si indurisce come una pietra quando viene a contatto con l’acqua. Gli archeologi hanno detto che è stata l’argilla a permettere questo alto grado di conservazione dei corpi.

Le due tombe non contenevano soltanto i corpi mummificati, ma anche vestiti, documenti cartacei e un paio di scarpe. La tomba della signora Moon aveva 60 abiti, mentre quella del suo pronipote Lee ne aveva 50, oltre a un plico di lettere scritte in alfabeto coreano e dei sandali.

Rispettando la volontà dei discendenti, i corpi mummificati sono stati di nuovo sepolti, cosicché non si sono potuti ottenere dei dati anatomici o patologici.

Una delle lettere trovate era stata scritta dalla moglie di Lee Eung-tae per il marito defunto e, fin dal momento della scoperta, questa è stata oggetto di incessanti attenzioni nell’ultimo decennio. (Il testo trascritto nell’alfabeto coreano dell’epoca si può vedere cliccando qui.) Due altre lettere identificabili furono scritte dal fratello maggiore di Lee, chiamato Mong-tae, in lutto per la morte del fratello minore.

La lettera della moglie, scritta nel 1586, inizia con un lamento: “Hai sempre detto che saremmo vissuti assieme per poi morire lo stesso giorno. E allora, perché te ne sei andato da solo, lasciandoti dietro me e il nostro bambino?”

Secondo il museo dell’Università Nazionale di Andong, che era incaricato degli scavi e che doveva prendersi cura dei manufatti che sarebbero stati rinvenuti, Lee Eung-tae era nato nel 1556 ed era morto all’età di 31 anni.

La domanda posta dalla moglie: “Dopo la nascita, il mio bambino non ancora nato a chi si rivolgerà chiamandolo ‘papà’?” suggerisce che lei era incinta quando scrisse la lettera. Quasi certamente la coppia aveva già un altro bambino chiamato ‘Won’.

Al momento della scoperta, questa lettera ricordava molti dei melodrammi televisivi in cui un marito che si trova, dopo la morte, a essere spirito fuori dal proprio corpo, torna indietro per mettersi in contatto con la propria moglie.

I sandali intessuti con i capelli della moglie


I sandali intessuti nel XVI secolo con i propri capelli dalla moglie di Lee Eung-tae, per invocare la guarigione del marito.

I sandali rinvenuti con la lettera mostrano anche quanto lei fosse disperata. In una fervente preghiera per ottenere che il marito sofferente, in punto di morte, si rimettesse in salute, essa preparò dei mituri (미투리), cioè dei sandali coreani di corda. Ma, mentre i mituri convenzionali sono fatti solo di canapa, lei si tagliò i capelli e li intrecciò con la corda. Nella tradizione coreana, fabbricare delle scarpe con capelli umani era un mezzo per pregare affinché la persona amata guarisse presto dalla malattia.

Quando furono scoperti, i sandali, larghi 9 centimetri e lunghi 23, erano avvolti in un foglio di hanji, la carta tradizionale coreana fatta di corteccia di gelso. Dal momento che sulla carta vi era un messaggio che diceva: “Tu sei morto prima di poter indossare queste scarpe”, se ne può dedurre che Eung-tae sia morto prima che i sandali fossero completati.

Risonanza mondiale

Dopo la scoperta, numerose pubblicazioni coreane e straniere hanno parlato della storia. Nel novembre 2007 la famosa rivista National Geographic pubblicò la fotografia del paio di sandali mituri col titolo “Locks of love” (Ciocche d’amore). La prestigiosa rivista scriveva: “Un’annotazione di lutto e un paio di sandali del sedicesimo secolo hanno commosso la Corea.”

Più di recente la lettera della moglie è stata presentata sulla copertina di Antiquity, una rivista scientifica britannica di archeologia mondiale. Nel numero di marzo 2009 la rivista ha pubblicato un articolo intitolato “La tomba di Eung Tae: un antenato Joseon e le lettere di chi lo amava”. La tesi, scritta congiuntamente da studiosi coreani e israeliani, dice: “Ad attirare la nostra speciale attenzione in questo caso sono state le straordinarie espressioni di amore, timore e struggente desiderio, che non si trovano spesso nei documenti storici esistenti. Questo è risultato in effetti molto istruttivo, in quanto esiste un preconcetto comune a proposito della vita apparentemente semplice e austera dei governanti della dinastia Joseon”.

La storia della coppia ha anche ispirato una grande quantità di opere artistiche, fra cui un canto coreano tradizionale, due romanzi e una rappresentazione. Molti turisti coreani e giapponesi hanno comprato migliaia di copie della lettera.

Nel 2006 un gruppo di ballerini, guidati dalla professoressa Chung Suk-hee, ha presentato uno spettacolo che interpretava il contenuto della lettera. Intitolato “Riapparso dopo 450 anni”, lo spettacolo di danza si svolgeva in quattro fasi.
Nella prima fase, uno schermo sullo sfondo mostrava la scena registrata dello scavo delle tombe nel 1998, mentre i ballerini creavano una modalità misteriosa e solenne. Nella seconda fase, il marito e sua moglie, la madre di Won, passano del tempo in un mercato tradizionale nella loro città natale, Andong. La terza fase presenta la coppia che si sta scambiando affettuosità, mentre l’ultima fase mostra la moglie che, intuendo la prossima morte del marito, prepara per lui i sandali tessendo i propri capelli con la canapa.

Si sta anche preparando un’opera basata su questa vecchia storia. Il 10 aprile 2009 il governo della regione Gyeongsang del Nord ha detto che fornirà un aiuto finanziario a una troupe operistica locale di Pohang, una città portuale vicina ad Andong, per la creazione di Neungsohwa (능소화 ), che significa “campanula” in coreano. Quel fiore è una metafora che serve a indicare la moglie del defunto.

Park Chang-geun, professore di musica presso l’Università di Andong e direttore dell’Opera dice: “Come si può vedere in Turandot e Madama Butterfly, la maggior parte delle opere famose nel mondo parlano d’amore. L’opera Neungsohwa è basata su una storia vera che difficilmente si trova altrove nel mondo”.

Testo della lettera e del ventaglio del fratello maggiore


Lettera di Lee Mong-tae per il fratello minore Eung-tae

A differenza della lettera scritta dalla moglie, questi documenti sono stati scritti in caratteri cinesi e sono molto più formali.

La lettera di addio

Addio a mio fratello minore

Per 31 anni tu e io siamo vissuti con i nostri genitori. Improvvisamente tu mi lasci e io soffro per la tua perdita. Protesto rivolto alla terra, ma sono ancora desolato; la mia protesta rivolta al cielo resta senza risposta. Mi hai lasciato qui da solo, con chi sarai tu ora nei cieli?
Per quanto riguarda i tuoi figli, mi prenderò io cura di loro.
Tutto quello che voglio è raggiungere i cieli, ma non mancherà molto che ci incontreremo di nuovo.
E, ti prego, benedici i nostri genitori concedendo loro molti anni di vita.

Il tuo fratello maggiore scrive questo piangendo, disorientato dalla tua assenza.

La poesia scritta su un ventaglio

La tua integrità era retta come un bambù spaccato,
La tua purezza come carta bianca.
Per il tuo viaggio eterno ti mando questo ventaglio che ho usato io stesso.
Da tuo fratello che piange la tua morte.
 

Testo della lettera della moglie


La lettera della moglie di Lee Eun-tae, nel museo dell’Università di Andong

Al padre di Won, giugno 1586

Nota. Ancora oggi in Corea una donna sposata parlando del marito lo cita spesso come «padre di», seguito dal nome del figlio.

Tu mi hai sempre detto: “Cara, viviamo fino a quando i nostri capelli saranno incanutiti e lo stesso giorno tu e io moriamo assieme!” Allora, perché te ne devi andare per primo, lasciandomi sola? Perché devi fare questo quando i miei piccoli bambini e io non abbiamo nessuno a cui affidarci per la vita che ci aspetterà d’ora in poi?

Ti ricordi ancora come il tuo cuore abitava nella mia mente e il mio cuore nella tua? Quando stavamo assieme di notte, io solevo dirti: “Gli altri possono prendersi cura e amarsi a vicenda come facciamo noi? Lo possono davvero come facciamo noi?”
Come hai potuto lasciarmi in questo modo, senza alcuna considerazione? Non penso di poter continuare a vivere questa vita senza di te. L’unica cosa a cui posso ora pensare è di volare da te. Per favore, portami dove ti trovi tu. Il mio cuore anela verso il tuo e questa è l’ultima cosa che io potrò mai dimenticare su questa terra. Nel mio cuore addolorato resta solo una tristezza senza fine. Mi chiedo come potrò vivere con i nostri figli pensando a te, senza un cuore che lenisca il mio.

Non appena avrai letto questa lettera, ti prego, rispondi a tutte queste domande, anche nei miei sogni. Questo è il motivo per cui metto questa lettera nella tua tomba, desiderando che tu torni a casa almeno nei miei sogni e mi dica tutto quello che desidero sentire da te.

Una volta mi dicesti che c’era qualcosa che tu avresti dovuto dire a questo bambino non ancora nato quando sarebbe venuto al mondo, ma te ne sei andato così all’improvviso... E chi pensi che io possa insegnargli a chiamare ‘papà’ ora?

Puoi provare a capire quanto grande sia la mia tristezza e il mio dolore? Dove mai possono accadere delle cose così? Tu te ne sei andato all’altro mondo, e il tuo cuore è addolorato quanto il mio? Non posso mettere per iscritto tutto questo mio dolore senza fine, posso farlo solo in modo approssimativo e affrettato.

Come ti ho detto, quando avrai letto attentamente questa lettera, ti prego, mostrati nei miei sogni e dimmi tutto quello che voglio sentire da te. Sono sicurissima che potrò vederti in sogno. Caro, vieni in segreto, vuoi? E fatti vedere. Chiudendo questa lettera, ho lasciato troppe cose non dette. A rivederci.


Tratto da “A buried love resurfaces at last” in Korea, Maggio 2009. Testo di Seo Ji-eun. Pubblicato con autorizzazione del Korea Culture and Information Service, che si riserva il copyright sull'intero contenuto della rivista. Riferimento: Korea.net.

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