Una gita a Murŭng, la valle degli dei

In questa pagina i nomi vengono trascritti in caratteri latini secondo il sistema McCune-Reischauer, più noto, ma tra parentesi viene anche fornita la trascrizione imposta di recente dal governo sudcoreano.

Nota: Cliccando su un carattere cinese studiato nelle scuole medie ne viene visualizzata la scheda.


V

i sono luoghi il cui stesso nome costituisce un'attrattiva. La valle di Murŭng (Mureung) è uno di questi. Situata nella regione Kangwŏn-do (Gangwon-do), è una bella vallata con laghetti cristallini e limpidi corsi d'acqua che scorrono fra le rocce, massi tanto grandi da poter ospitare centinaia di persone e scenari stupendi.

La cascata Yongch'u, la meta
di questa gita in montagna

Fin dall'antichità il nome Murŭng (무릉도원 ) ha indicato un Eden, una valle felice dove vivevano gli dei, un luogo di cui gli umani sognavano. Così, non è difficile immaginare quanto possa essere bella una valle con questo nome. Le due montagne che la racchiudono sono chiamate Tut'asan (Dutasan) e Ch'ŏng'oksan (Cheongoksan), due nomi che per i coreani hanno molto significato, tanto da spingerli a lasciare volentieri le città. Nel buddismo, infatti, tut'a (두타 ) significa “liberarsi dalle preoccupazioni del mondo”, mentre ch'ŏng'ok (청옥 ) indica uno dei sette tesori del Nirvana (il paradiso buddista).

La valle Murŭng inizia sotto la cresta fra le due montagne con un lungo corso d'acqua che va ad unirsi poi al Sinhŭngch'ŏn (Sinheungcheon). Non è solo il nome che attira, ma anche la natura lungo tutto il corso d'acqua: è così bella che la valle sembra incantata.

Il sentiero che sale fino alla cascata Yongch'u (Yongchu, che significa “lo stagno del drago”) è particolarmente bello e la salita risulta molto gradevole. Per accedervi si paga un biglietto di ingresso. La distanza dalla biglietteria alla cascata è di circa 3 chilometri e, prendendola con comodo, la salita può richiedere da un'ora e mezza a due ore. Per scendere ci vogliono da 50 minuti a un'ora. La salita non è né troppo ripida, né troppo lunga.

Lungo il percorso non ci si annoia di certo: una serie di bei luoghi si susseguono l'uno all'altro. Per cominciare troviamo il padiglione Kŭmnanjŏng (Geumnanjeong). Costruito nel 1945, non è così antico, ma la sua posizione sotto gli alberi ne fa un luogo perfetto per sedersi e riposarsi al fresco.

Numerosi poeti hanno lasciato su questo masso i loro nomi elegantemente incisi nella pietra.

Di fronte al padiglione si trova il Murŭng pansŏk (Mureung banseok), un grosso masso che segna l'ingresso alla valle Murŭng. Con 6.600 metri quadrati, il masso è più grande della maggior parte dei campi sportivi delle scuole e abbastanza grande da permettere a un migliaio di persone di sedersi contemporaneamente. Da questo punto i picchi circostanti risultano coperti da fitte nubi e così non è facile riuscire a individuare il vero aspetto della montagna.

Yang Sa-ŏn (Yang Sa-eon 양사언 1517-1584), uno dei quattro calligrafi più famosi del periodo Chosŏn, ha lasciato sul masso una scritta che dice: “Murŭng Towŏn, giardino degli immortali, un ampio masso e un corso d'acqua, una valle dove le preoccupazioni del mondo scompaiono come polvere”. Considerando che un gran numero di altri letterati hanno lasciato nel tempo il loro nome inciso nella roccia, sembra che questo masso sia stato più famoso centinaia d'anni fa, di quanto non lo sia adesso.

Siccome il sentiero è ripido, la maggior parte dei turisti non va oltre questo masso e torna indietro dopo essere rimasti per un po' di tempo seduti sulla pietra. Ma chi prosegue trova, un poco oltre il padiglione Kŭmnanjŏng e il masso Murŭng pansŏk, un ponte e, al di là di questo, un tempio chiamato Samhwasa (삼화사 ). Questo antico tempio risale al 642, undicesimo anno di regno della regina Sŏndŏk (선덕 Seondeok, r. 632-646) del regno di Silla.

Il tempio Samhwasa

Un 700 metri più su oltre il tempio, nel bosco alla destra del sentiero montano, c'è una roccia chiamata Haksodae, il cui nome deriva dal fatto che su di essa venivano a posarsi le gru (hak in sino-coreano indica appunto quel tipo di uccelli). La roccia si erge alta e solenne, come se volesse schiacciare chi alza gli occhi per guardarda. Sotto la roccia vi è un piccolo rientro che è un buon posto per riposarsi un momento.

Un poco più su, proseguendo lungo il sentiero che sale, ci si imbatte in un rientro chiamato Ongnyudong, alla destra della gradinata che attraversa il corso d'acqua. Questo è il posto più incantevole della valle. I grandi massi e l'acqua che fluisce fra di essi formano una scena bellissima. Siccome a questo punto si è a metà strada del percorso per raggiungere la cascata Yongch'u, è il posto giusto per fermarsi un po' a riprender fiato.

Qui ogni singola pietra sembra avere un nome. Un bel po' più avanti ci sono due rocce importanti. Quella che si trova più in basso e che supera l'altra come dimensioni è chiamata Changgun pawi (Janggunbawi), o roccia generale dell'esercito, mentre l'altra che la sovrasta ha nome Pyŏngp'ung pawi (Byeongpungbawi), o roccia paravento, perché, come suggerisce il nome, si allarga nella valle come un paravento pieghevole.

Ancora un poco più su ci sono delle scale metalliche che aiutano a superare un punto difficile. Qui l'acqua fluisce in mezzo a due alti massi che sembrano essere stati tagliati in due con un coltello, una vista strana e che dà le vertigini.

Le due cascate gemelle Ssangp'ok

Vengono poi le due cascate gemelle Ssangp'ok (Ssangpok), fiore all'occhello della valle Murŭng. Le cascate sono molto alte: una viene dalla sovrastante cascata Yongch'u, mentre l'altra proviene dalla vicina valle Paktal (Bakdal). È una vista spettacolare.

Un paio di minuti più avanti si arriva finalmente alla meta, la cascata Yongch'u. L'acqua scorre fra rocce gigantesche e cade in tre stadi da una rupe che è alta dieci metri. Se la si guarda dal di sotto si può vedere solo il terzo stadio della cascata, ma, se si attraversa il ponte e si sale su per le scale metalliche, si possono osservare anche il primo e il secondo stadio. La roccia è stata consumata dall'acqua tanto da prendere la forma di una giara.

Questa valle con i suoi riferimenti al buddismo sembra essere molto adatta a chi desidera trovare un luogo tranquillo per rinfrancare lo spirito e unirsi alla natura, ma, anche se non si è un monaco che esercita l'ascetismo, la valle Murŭng fa dimenticare i desideri terreni. In effetti, qui la natura è così bella da far allontanare, almeno per un po', le preoccupazioni quotidiane.


Basato su “Mureung Valley”, in Pictorial Korea, settembre 2005. Senza indicazione dell'autore del testo e delle fotografie.Ricerche bibliografiche a cura dell'autore del sito. Pubblicato con autorizzazione del Korea Information Service, che si riserva il copyright sull'intero contenuto della rivista. Riferimento: Korea.net.

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© Valerio Anselmo