I pojagi, foulard per fagotti

Una delle cose che colpivano ancora negli anni 1960 in Corea era il grande impiego di fazzolettoni di stoffa usati per avvolgere le cose, legandone i capi contrapposti per farne un fagotto facilmente trasportabile. Quest'usanza era molto diffusa anche in Italia prima dell'invenzione delle borse di plastica ed era molto più simpatica e pratica delle attuali borse del supermercato. Di questi fazzolettoni, chiamati pojagi (보자기 pronunciato in italiano pogiaghì), ancor oggi usati dai più tradizionalisti dei coreani si occupa il dotto articolo che presentiamo qui sotto.

Nota: Cliccando su un carattere cinese studiato nelle scuole medie ne viene visualizzata la scheda.


F

ino a non molto tempo fa, i coreani fin da piccoli potevano apprezzare il lavoro delle proprie sorelle che ricamavano, facendo innumerevoli punti l'uno dopo l'altro, ognuno dei quali con assoluta attenzione. Osservavano la propria madre che girava la ruota di una macchina da cucire obsoleta nel preparare i vestiti per tutta la famiglia. Vedevano così pantaloni e giacchette prender forma ogni volta che le pesanti forbici di ferro venivano usate per tagliare. Con orgoglio stavano a osservare le mani delle donne di casa che usavano in modo esperto ago e filo.

Pojagi con il disegno di un melograno

Quando la pila di ricami della sorella cominciava a traboccare, era giunto il momento di combinare il suo matrimonio, il che rendeva le madri più indaffarate che mai. Le giacchette verdi e le gonne rosse, indossate tradizionalmente dalle nuove spose, assieme alle calze imbottite e alle coperture delle trapunte, che oggi si trovano già confezionate nei negozi, venivano prodotte dalle donne di casa. Esse creavano anche i pojagi, quei quadrati di stoffa colorata di varie dimensioni e colori usati per avvolgere le cose per il matrimonio. Era particolarmente affascinante osservare come il pojagi prendesse forma da scarti e avanzi di stoffa, un processo che aveva qualcosa della creazione di un'opera d'arte.

Oggi i pojagi non vengono quasi più usati e un museo è praticamente l'unico luogo in cui si possano osservare, ma questi oggetti erano un tempo praticamente indispensabili nella vita di ogni giorno in Corea. Tutti i coreani, indipendentemente dal loro grado sociale, li adoperavano spesso per una varietà di usi. A parte il loro uso pratico, oggigiorno questi fazzolettoni sono tornati di moda, quasi come oggetti d'arte, e sono molto considerati come opere di artigianato popolare da parte degli stranieri.

Kim Hyeon-hui ha dato al pojagi coreano tradizionale
un aspetto più giovane e un'attrattiva più moderna

I pojagi sono pezzi di stoffa quasi sempre quadrati usati per avvolgere, coprire o decorare oggetti. Nei documenti del periodo Chosŏn (1392-1910) questi fazzolettoni venivano chiamati pok ( ), che significa “buona fortuna”, un riflesso della credenza popolare che la buona sorte potesse essere conservata all'interno di un pojagi cucito con cura. Una tipica conferma di questa credenza è l'uso del pojagi per avvolgere i regali di nozze.

Ecco ora un'approfondita digressione sui vari tipi di fazzolettoni per fagotti usati tradizionalmente sia a corte che dalla popolazione minuta. I pojagi trazionali si possono grosso modo suddividere in kungbo (궁보 ) e minbo (민보 ), distinzione che si basa sulle funzioni svolte e sul luogo in cui si usavano (kung significa “palazzo” e min “popolo”).

Un pojagi con disegni floreali ricamati

I kungbo si riferiscono ai pojagi usati all'interno del palazzo reale per avvolgere e conservare vari oggetti. Si distinguono per la loro raffinatezza, che riflette i gusti ricercati dell'aristocrazia. Fra i vari tipi di kungbo usati nei palazzi reali abbiamo lo hotpo, un pojagi non foderato fatto di un unico pezzo di stoffa per riporre il necessario per il letto, compresi materassino e coperte, il kyŏppo fatto di due strati di stoffa cuciti l'uno sull'altro e utilizzato per metter via vari tipi di oggetti usati a corte, il sikchibo, fatto parzialmente o interamente di carta oleata per avvolgere il cibo durante gli eventi di corte, il nubibo, un pojagi trapuntato, il norigaebo, usato per custodire i ciondoli indossati sulle giacchette femminili, e infine il tangch'aebo, un pojagi decorato con disegni di lampi.

I minbo, come si è detto, sono invece quelli usati dalla popolazione comune. A differenza dei kungbo, fanno più parte della vita di ogni giorno, cosicché sia il loro uso che i materiali di cui sono fatti variano notevolmente. Comprendono il chŏndaebo, un pojagi a forma di cintura per portare documenti e denaro, il pobusangbo, un pojagi di grandi dimensioni usato dai mercanti di borse per portare le loro merci, il huribo, indossato attorno alle spalle quando si viaggiava, il sangbo, usato per coprire un tavolo, l'ibulbo, usato per contenere le cose del letto (materassino e coperte), lo hampo, usato per avvolgere una scatola con regali di nozze, e il pandigŭrŭtpo, che si usava per metter via le cose per il cucito.

Una copertura di garza sottilissima

Vi erano anche dei pojagi speciali usati in occasione dei matrimoni, come il kirŏgibo, per avvolgere un paio di oche selvatiche cerimoniali che venivano tradizionalmente poste sull'altare del matrimonio, il sajudanjabo, usato per portare un messaggio contenente i “quattro pilastri” (anno, mese, giorno e ora di nascita) della futura sposa, lo yedanbo, con il quale si avvolgevano i regali dalla famiglia della sposa offerti ai membri della famiglia dello sposo, e infine il p'yebaekpo, che si usava quando una coppia appena sposata effettuava gli inchini tradizionali ai membri della famiglia del marito.

Esistevano anche pojagi per scopi speciali, come il myŏngjŏngbo, usato nei funerali per coprire le registrazioni ufficiali delle azioni compiute dal defunto, il yŏngjŏngpong'anbo, per mettere in un reliquiario il ritratto di un defunto, e il possambo, per portare via (con la forza) una vedova in una pratica derivata da un consenso sociale implicito alle sue seconde nozze.

Pojagi di Kim Hyeon-hui in mostra
presso il Gana Art Center a Seul

Alcuni indicano come motivo del grande sviluppo del pojagi nella vita di tutti i giorni il fatto che le normali case coreane sono molto piccole. Vivendo in uno spazio piccolo, come facevano tradizionalmente i coreani, divenne un fatto naturale usare in modo così esteso dei fazzolettoni per avvolgere le cose, invece di mobili che poi occupano spazio inutilmente. I pojagi, infatti, potevano essere usati per avvolgere e conservare anche grandi oggetti e poi, quando non servivano più, potevano essere piegati e riposti con un'occupazione di spazio minima.

Ma soprattutto si può affermare che il pojagi si sia sviluppato dallo sforzo cosciente della popolazione di valorizzare debitamente gli oggetti che scambiavano con gli altri, avvolgendoli in un bel tessuto creato con amorevole attenzione. Hanno anche un carattere superstizioso in quanto venivano prodotti nella speranza di portare fortuna a chi li usava. È da lungo tempo che i coreani credono che qualcosa prodotto con grande sforzo possa contribuire alla buona sorte. Oggi il pojagi attira sia per il suo uso pratico che per il suo valore estetico e artistico.

Un pojagi di seta creato da Kim Hyeon-hui

I coreani non compravano delle stoffe nuove per fare i pojagi. Siccome i tessuti non erano così facilmente disponibili in passato, quando la tessitura veniva fatta a mano, le donne coreane conservavano tutti i resti e gli scampoli dei tessuti avanzati dalla confezione dei vestiti e delle trapunte e li usavano per creare dei bellissimi fazzolettoni per avvolgere e per coprire. Siccome vengono creati con piccoli pezzi di stoffa, di solito non seguono uno schema di colori predefinito. Generalmente, tuttavia, a colori primari vivaci si contrappongono colori più smorzati, seguendo il gusto estetico della persona che li crea.

Oggi Kim Hyeon-hui, creatrice di pojagi artistici, è riuscita ad aggiungere motivi contemporanei alla semplice bellezza e alla versatile funzione del pojagi tradizionale. I suoi lavori non sono articoli comuni: sono opere culturali molto ammirate in tutto il mondo. Come opere d'arte sono state dapprima scoperte dai giapponesi. Oggi le sue creazioni sono esposte non solo nel Museo del Folclore Nazionale in Corea, ma anche nel Museo di arte asiatica di Seattle, negli Stati Uniti.

Kim Hyeon-hui insegna i fondamenti della
creazione dei pojagi a un gruppo di allieve

La bellezza dei pojagi di Kim Hyeon-hui deriva dalla sua sensibilità per i colori e dal magnifico lavoro di ricamo. I suoi pojagi sono fatti con stoffa tinta con ingredienti naturali, una pratica che deriva dal suo grande amore per i fiori. L'uso di questo metodo tradizionale di tintura della stoffa le è stato suggerito dal fatto che, con le stoffe tinte sinteticamente, non riusciva a ricreare i veri colori dei fiori che voleva rappresentare. Kim tinge personalmente le stoffe che usa per i propri lavori e prepara gli ingredienti per le tinte raccogliendo i fiori e gli altri elementi necessari. La tintura della stoffa, afferma, è coinvolgente quanto la creazione dello stesso pojagi.


Basato su “Bojagi Craftswoman Kim Hyeon-hui”, in Koreana, vol.15, n.3, autunno 2001. Testo originale di Lee Hyoung-kwon. Pubblicato con autorizzazione della Korea Foundation, che si riserva il copyright sull'intero contenuto della rivista. Riferimento: Koreana.

Torna all'inizio della pagina
© Valerio Anselmo