Film coreano premiato
al 59º Festival del cinema di Venezia


Alla 59ª edizione del Festival cinematografico di Venezia, tenutasi dal 29 agosto all'8 settembre 2002, una storia d'amore fra un disadattato sociale e una donna colpita da paralisi cerebrale ha fatto vincere il premio di miglior regista al sudcoreano Lee Chang-dong, regista del film “Oasis” (Oasi). Il premio è stato assegnato nella giornata conclusiva del Festival.

Il regista Lee Chang-dong e l'attrice Moon So-ri posano
per i fotografi alla fine della conferenza stampa a Venezia

Quest'ultimo trionfo di Lee, che segue un onore simile conferito al regista del film “Chihwaseon”, Im Kwon-taek, al Festival di Cannes a maggio, porta il cinema coreano all'attenzione internazionale, dal momento che nel 2002 ha vinto i premi di miglior regista in due dei più prestigiosi festival cinematografici del mondo.

Moon So-ri, che ha interpretato il ruolo di Han Kong-ju in “Oasis”, ha vinto il premio Marcello Mastroianni come miglior attrice giovane per il suo convincente ritratto di una donna gravemente handicappata, ma con un cuore generoso.

“Sento come se questa fosse la mia oasi nel deserto – ha detto Lee alla folla presente alla cerimonia di chiusura del festival – e con l'acqua dissetante che mi avete dato, proseguirò nel mio cammino con forza rinnovata.”

Nel discorso di accettazione del premio, l'attrice Moon ha invece affermato di sentirsi ora la forza di superare qualunque difficoltà al mondo, sapendo che alla fine c'è un premio come questo.

L'attrice Moon So-ri mostra il premio Marcello Mastroianni
conferitole come più promettente giovane attrice

Il Leone d'oro per il miglior film è stato vinto da “The Magdalene Sisters” di Peter Mullan, mentre “Dom Durakov” di Andrei Konchalovsky ha ottenuto il gran premio della giuria.

L'italiano Stefano Accorsi ha ottenuto il premio di miglior attore per il suo ruolo nel film “Un viaggio chiamato amore” di Michele Placido, mentre la veterana americana Julianne Moore ha ottenuto il premio come migliore attrice per la sua parte nel film “Far From Heaven” di Todd Haynes.

La giuria che doveva scegliere i vincitori era composta da sette membri guidati dall'attrice cinese Gong Li, vincitrice del premio di miglior attrice al festival di Venezia del 1992 per il suo ruolo nel film “La storia di Qiu Ju” di Zhang Yimou.

Nel frattempo “Public Toilet”, un progetto congiunto fra Corea, Cina e Hong Kong, diretto da Fruit Chan, riceveva una menzione speciale nella sezione non competitiva del festival.

Lee Chang-dong mostra il premio per il suo film “Oasi” durante la
cerimonia di chiusura del 59º Festival cinematografico di Venezia

Il quarantottenne Lee Chang-dong debuttò come regista nel 1996 con “Green Fish” (Pesci verdi) dopo avere iniziato la sua carriera artistica come scrittore. Il suo secondo film, “Peppermint Candy”, lo catapultò nel 1999 in primo piano nel cinema coreano, con un enorme successo di critica, sia nel suo paese che all'estero.

“Peppermint Candy” fu proiettato in una sezione non competitiva al Festival cinematografico di Cannes nel 1999 e il suo attore principale, Sol Kyung-gu, divenne nel giro di una notte una stella di prima grandezza. Anche l'attrice Moon fece il suo debutto in quel film.

Una scena del film “Oasis”

Nato a Taegu nel 1954, il regista Lee ha insegnato lingua coreana prima di diventare professore presso la Scuola del film e della multimedialità dell'Istituto nazionale coreano delle arti. Pubblicò il suo primo libro nel 1983, tre anni dopo essersi laureato all'Università nazionale di Kyŏngpuk. Nel 1993 Lee ebbe il suo primo contatto con l'industria cinematografica come sceneggiatore e assistente regista nel film “I want to go to the island” di Park Gwang-su.

Il Festival cinematografico di Venezia ha superato gli altri eventi nel riconoscere per primo il valore del cinema coreano. Mentre Cannes non presentò un titolo coreano fino al “Chunhyang” del 2000, Venezia l'aveva già scoperto nel 1987 con “Surrogate Woman” e aveva assegnato a Kang Soo-yeon il titolo di miglior attrice per la sua parte in quel film.

Negli ultimi anni il Festival di Venezia ha avuto uno stretto rapporto col cinema coreano. Il 2002 è il quarto anno consecutivo che vede un film coreano invitato a competere a Venezia: nel 1999 ci fu “Lies” di Jang Sun-woo, nel 2000 “The Isle” di Kim Ki-deok e nel 2001 “Address Unknown” sempre dello stesso regista.

Un’altra scena dal film “Oasis”

Per quanto riguarda “Oasis”, il film che è stato presentato nel 2002, i sostenitori del regista Lee Chang-dong pensano che quest'ultimo lavoro sia un po' diverso dai suoi due precedenti film. Con “Green Fish” (1997) e “Peppermint Candy” (1999) il regista aveva mostrato le cose belle che si sono perdute perché non si è dato loro importanza fino a quando non sono scomparse: i pesci verdi (green fish) che nuotavano nei ruscelli prima che fossero costruiti, quasi nel giro di una notte, i grandi condomini; la caramella alla menta (peppermint candy) che la fidanzatina sua coetanea, il primo amore del protagonista, gli donava prima che lui se ne allontanasse.

Forse lo scenario interiore di un mondo senza pesci verdi e senza caramelle alla menta è un deserto, ed è in quest'arida solitudine che Lee scopre un'oasi. Nel suo terzo film, Lee ci mostra le cose belle che ancora possediamo se sappiamo dove guardare e come guardare. Come un viaggiatore desolato assetato d'acqua, non cerca in cielo, ma scava la terra, sempre più profondo. E qui trova Hong Chong-du, un uomo che è appena uscito di prigione, e Han Kong-ju, una donna che vive con una paralisi cerebrale.

Lee racconta il loro amore e riesce così a rappresentare un altro modo di capire la vita. Secondo il regista, non è indispensabile ricorrere a troppa tecnologia o a tecniche cinematografiche particolari per fare un buon film: i metodi non sono importanti quanto piuttosto l'atteggiamento che uno assume di fronte alla vita.


Tratto da “Oasis Comes on Top” e “Best Director Reveals All”, in Korea Now, 21 settembre 2002, pp. 38-41. Testo originale di Kim Jin. Pubblicato con autorizzazione del Korea Information Service, che si riserva il copyright sull'intero contenuto della rivista. Riferimento: “Korea Now”.

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