Il pioniere dello “Slow Food” loda la “Slow Life” della Corea

Del movimento Slow Food si è già parlato in questo sito e si è detto che movimento Slow Food si contrappone al Fast Food. L’idea che la Corea del Sud sia un paese frenetico, tutto teso al successo in campo internazionale, viene mitigata da questo articolo che mette in evidenza alcune zone del paese che si trovano isolate dal frastuono e dalla frenesia, tanto da meritarsi il titolo di “Slow City”, ovvero di città tranquilla, in cui è bello vivere.


L’

immagine ampiamente diffusa di una Corea sempre in movimento e in rapido sviluppo può indurre molti a pensare di associare il paese con il termine “velocità”. Ma chi la conosce bene trova che uno dei maggiori meriti della vita in Corea è l’opportunità di apprezzare i piaceri della vita senza fretta.


Sembra che nella città di Namyangju, nella regione Gyeonggi-do, la vita si muova ad un passo più lento.

Il braidese Carlo Petrini, fondatore del movimento internazionale Slow Food, ha ispirato uno sforzo mondiale per promuovere i valori della cucina tradizionale e regionale creata con attenzione alla qualità, a una produzione naturale e una distribuzione corretta. L’ammirazione di Petrini per il modo in cui questi valori vengono sostenuti nella cultura gastronomica della Corea è stata di recente da lui resa nota in italiano sul quotidiano La Repubblica.

In un articolo intitolato “Fermenti Coreani”, pubblicato il 31 ottobre 2012, Petrini ha asserito che la cultura della cucina coreana è una delle più ricche del mondo, composta com’è da una varietà senza fine di piatti, oltre che da una tradizione eccezionalmente consolidata di cibi fermentati.

Petrini ha anche citato un principio prevalente nella cultura coreana, che il cibo e le medicine hanno le stesse radici, fatto che sembra motivare la ricerca dei coreani per avvicinarsi alla natura attraverso la preparazione del loro cibo e le pratiche del suo consumo.


Carlo Petrini si congratula con il sindaco di Namyangju (al centro) per il fatto che la città è stata scelta per ospitare nel 2013 il primo Festival dello Slow Food della regione Asia-Oceania.

Due piatti che Petrini ha lodato sono stati lo imjasutang (임자수탕), una zuppa fredda fatta con semi di sesamo arrostiti, brodo di pollo e pollo bollito, e il bulgogi ssam (불고기 쌈), che consiste in carne di bue alla griglia, tagliata sottile e avvolta in vari vegetali marinati e fermentati. “Dare una spiegazione completa delle notevoli tecniche e ricette richieste per la preparazione di tutti questi cibi” dice Petrini, “è quasi impossibile.”

Come luogo ideale per conoscere meglio l’autentica cucina coreana, Petrini suggerisce Namyangju, nella regione Gyeonggi-do. Namyangju, come ha spiegato, è una città che ha mantenuto un bilanciamento stabile fra sviluppo e protezione dell’ambiente.

Fra l’altro, Namyangju è stata scelta di recente per ospitare nel 2013 il primo Festival Internazionale dello Slow Food mai tenuto nella regione Asia e Oceania. La selezione è stata annunciata al Festival Internazionale dello Slow Food, più noto come Salone Internazionale del Gusto, che ha avuto luogo il mese scorso a Torino, in Italia.

La città di Namyangju ha anche ricevuto un riconoscimento degli sforzi compiuti nei quattro decenni scorsi per la realizzazione di un’agricoltura organica, olistica, e per avere ospitato nel 2011 il Congresso mondiale della Federazione internazionale dei Movimenti per un’agricoltura organica.


Tratto da “Slow Food pioneer Carlo Petrini praises Korea’s slow life” pubblicato dal sito del Korea Overseas Information Service in data 9 novembre 2012. Testo di Kwon Jungyun. Riferimento korea.net.

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© Valerio Anselmo