Yŏngdŏk: storia, cultura, tradizioni

Nota: Cliccando su un carattere cinese studiato nelle scuole medie ne viene visualizzata la scheda.


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ŏngdŏk (영덕 oggi trascritto come Yeongdeok) è un villaggio non distante dal mare, dal clima mite, tanto che raramente vi nevica. In questo luogo remoto gli abitanti coltivano i campi e pescano, vivendo in sintonia con la natura.

Dalla cima di una bassa collina avvolta da una leggera nebbia i campi sottostanti si intravedono per un momento mentre il vento cala, poi svaniscono di nuovo e, dopo un po', si scorgono in distanza le case ammucchiate lungo la riva. Al di là del crinale, sull'altro lato dei campi, si affaccia per un istante il mare e poi, anche questo, scompare di nuovo.

Il villaggio si trova dove le montagne
si spingono verso il Mare Orientale

Il crinale della collina scende rapidamente, terminando di colpo lungo la costa. Quando si guarda dalla collina sembra che questa finisca lì dove raggiunge il mare, mentre quando si guarda dal mare si nota che le onde si smorzano proprio ai piedi della collina. Intanto, il fiume che scorre fra quelle colline scarica le proprie acque nel mare in un eterno fluire.

Con i suoi 278 metri di altezza il monte Taeso-san (nel distretto di Ch'uksan-myŏn, Yŏngdŏk-kun, Kyŏngsang-pukto) non è che una collinetta, ma siccome si leva lungo la linea costiera, quando vi salite su, sembra più alto di quanto non sia in realtà. Proprio sulla cima vi è una torre per segnalazioni costruita nel primo periodo della dinastia Yi (1392-1910).

È una costruzione cilindrica di 11 metri di diametro e alta due metri e mezzo che serviva come base per le comunicazioni: a quel tempo vi si accendeva un fuoco per trasmettere notizie da questo avamposto facendole giungere fino alla capitale Seul, con segnalazioni di fumo durante il giorno o con segnalazioni luminose di notte.

I segnali inviati da questo punto elevato erano poi ritrasmessi da una base all'altra, finché non arrivavano alla capitale. È probabile che un messaggio inviato da Yŏngdŏk richiedesse un giorno intero per giungere fino a Seul.

Sulla cima del monte Taeso-san coesistono
mezzi di comunicazione antichi e moderni

La segnalazione mediante segnali di fuoco da un punto all'altro era il mezzo di comunicazione più veloce per quel tempo. Ma anche oggi, pur con la sua velocità praticamente istantanea, la trasmissione dei segnali digitali avviene in una maniera simile. Circa 10 metri sotto quell'antica base di terra e pietra si trova una grande stazione di telecomunicazioni installata di recente dalla KT (Korea Telecom). Se quella base dei tempi andati, designata come tesoro culturale (monumento culturale n. 37 della regione Kyŏngsang-pukto), non si fosse trovata in quel luogo, l'antenna per le telecomunicazioni sarebbe stata costruita esattamente nello stesso punto.

Alcuni fatti storici riguardanti questa zona

Nell'anno 755, 14º anno di regno del re Kyŏngdŏk di Silla, quando queste basi per comunicazioni non erano ancora state create, una piccola nave sbarcò a Chukto, un'isoletta al largo della costa di Ch'uksan, ora collegata alla terraferma. La nave era stata spinta a terra da una tempesta nel suo viaggio dalla Cina dei T'ang al Giappone. A bordo si trovava un gruppo di persone agli ordini di Jin Zhong, un inviato del re cinese Xuangzong. Pochi giorni dopo, il re Kyŏngdŏk ricevette notizia di questo avvenimento mediante un messaggio recapitato a mano.

Il re Kyŏngdŏk concesse a Jin Zhong il nome di famiglia Nam, che significa Sud, la direzione da cui era arrivato, e gli fornì una casa a Yŏngyang, circa 40 chilometri all’interno rispetto a dove lui era sbarcato.

Nel porto di Kanggu l’inverno è la stagione più
propizia per la pesca dei merlani neri, molti
dei quali vengono poi fatti seccare al sole

Essendo così diventato il fondatore dal clan Nam di Yŏngyang, Jin Zhong godette di una vita confortevole nella nuova casa, lasciando dietro di sé un gran numero di discendenti. Nel 1630 uno dei membri del clan Nam si trasferì nel villaggio di Koesi-ri nella zona di Yŏnghae-ŭp, Yŏngdŏk-kun, vicino al mare, a circa 4 chilometri dal punto in cui il battello di Jin Zhong si era arenato.

Il nome di Koesi-ri risale all'ultimo periodo del regno di Koryŏ (918-1392). Quel nome fu dato da uno studioso che viveva nel villaggio e che era stato nella Cina Yuan, dove il villaggio di Guishi gli ricordava il suo luogo natìo. Dopo essersi stabilito a Koesi-ri, il clan Nam di Yŏngyang crebbe e questo luogo divenne la sua base familiare. Ancora oggi restano una trentina di case di stile tradizionale, alcune delle quali sono state designate proprietà culturali. Oltre a Koesi-ri, la provincia di Yŏngdŏk-kun vanta un certo numero di grandi villaggi di case in stile coreano. Ciò significa che, nonostante la sua posizione remota rispetto alla capitale, Yŏngdŏk è stato a lungo un luogo che veniva volentieri scelto come dimora per la fertilità del suolo e per la mitezza del clima.

Il porto di Kanggu e i granchi “taege”

Yŏngdŏk-kun è una provincia (kun) nell'area nordorientale della regione (to) Kyŏngsang del Nord, e comprende un capoluogo (ŭp) e otto distretti (myŏn). È delimitata a Ovest dall'accidentata catena montuosa del T'aebaek, mentre il confine a Est è costituito dal mare chiamato dai coreani Mare Orientale, ma noto sui nostri atlanti come Mar del Giappone. Nella zona risiedono circa 53.000 persone distribuite in 20.000 famiglie, la maggior parte delle quali si dedica all'agricoltura, mentre un 5 per cento della popolazione si dedica alla pesca.

Anche se la Corea è una penisola, l'occupazione tradizionale della popolazione è stata e continua a essere l'agricoltura, con un'attenzione molto minore per il mare. Oggi villaggio coreano possiede uno o due padiglioni dove la gente si può recare per godere la vista del paesaggio. Questa regione lungo la costa possiede dozzine di padiglioni, ma nessuno di essi è stato creato per ammirare il maestoso Mare Orientale.

A capodanno la costa orientale è affollata di gente venuta
per vedere il sorgere del sole. Osservando il primo sole
dell'anno che spunta dalle acque, tutti esprimono un
desiderio augurandosi che questo si avveri nel corso
dell'anno nuovo.

È lo stesso anche per le altre regioni costiere, in quanto i coreani preferiscono ammirare le scene naturali offerte dalle montagne, dai campi e dai fiumi, invece che i paesaggi di mare. Da questa attitudine possiamo ricavarne una comprensione più profonda dei gusti dei coreani del passato.

Nella trasformazione da una società agricola a una società industriale i sentieri in terra battuta sono stati sostituiti da strade asfaltate. Queste strade hanno portato non solo le industrie ma anche un crescente numero di turisti. Man mano che il numero delle persone che si potevano permettere un'auto cresceva, i coreani cominciarono a girare per il paese durante i fine settimana per visitare luoghi famosi per la bellezza delle loro montagne, dei loro fiumi, del loro mare. Tanto che oggi sembra che non vi sia più neppure un angolo della costa della Corea senza hotel, motel e ristoranti con giardino. Anche la costa panoramica della provincia di Yŏngdŏk-kun non è stata risparmiata da quest'ondata di sviluppo commerciale. Oggigiorno la pace indisturbata dei tempi andati è una cosa rara attorno al porto di Kanggu. Nei fine settimana l'area attorno al porto è addirittura troppo congestionata per potervi girare in macchina.

In Corea Yŏngdŏk è di solito associato alla sua specialità regionale, i granchi, detti Yŏngdŏk taege (영덕대게 ~~).

Una nota per chi conosce il coreano: Il “tae” di “taege” non è il carattere cinese per “grande” (), ma piuttosto la parola coreana per “bambù”, a cui si dice che assomiglino le zampe di questi granchi.

I granchi taege possono essere pescati qui solo dal 1º novembre al 30 maggio, mentre la loro pesca è proibita durante i mesi estivi per non interferire con la loro stagione riproduttiva. Ciononostante le vasche dei ristoranti locali offrono granchi vivi tutto l'anno.

La specialità locale di Yŏngdŏk, i taege o “granchi bambù”,
il cui nome deriva dalla forma delle loro zampe che si dice
assomiglino ai bambù.

Siccome i granchi catturati a Yŏngdŏk non sono sufficienti per soddisfare la richiesta, vengono anche importati dalla Russia e da altri paesi. Naturalmente, questi non sono veri “granchi bambù”, ma la maggior parte della gente li mangia volentieri, senza preoccuparsi troppo della loro effettiva origine.

Secondo la gente del posto, i granchi sono così ipersensibili da spaventarsi della propria ombra. Si dice perciò che i granchi presi quando c'è la luna piena sono più magri perché sono stati spaventati dalla loro stessa ombra provocata dalla luna, mentre i granchi catturati durante la fase della luna nuova sono belli in carne. Nessuno può dire se i granchi che sono stati catturati altrove e poi portati a Yŏngdŏk e tenuti in una vasca per vari giorni non abbiano sofferto per lo spavento.

Risorse culturali

La provincia di Yŏngdŏk (Yŏngdŏk-kun), come si è accennato, vanta una ricca storia, con molti dei villaggi delle proprie valli che ancora possiedono case in stile coreano. Ma, siccome queste case sono costruite in legno, la loro durata nel tempo è relativamente limitata. E, a causa del fatto che molti dei proprietari non sono in grado di effettuare una manutenzione adeguata e di riparare le loro strutture deteriorate, questi edifici alla fine si riducono in uno stato in cui qualunque riparazione diventa impossibile. D'altra parte, molte case selezionate come proprietà culturali sono state accuratamente restaurate.

Nel villaggio di Kalch'ŏn-ri si trova il padiglione Hwasuru costruito nel 1693. Fortunatamente questo edificio è protetto come Proprietà culturale tangibile n. 82 della regione Kyŏngsang-pukto. Inoltre la casetta separata col tetto di paglia, che fa parte di questo complesso, è stata designata come Materiale folcloristico n. 2 della regione Kyŏngsang-pukto. Le grandi case coreane con i tetti di tegole comprendevano spesso una casetta separata con il tetto di paglia dove viveva la servitù. La paglia non veniva usata per risparmiare sui costi, ma soprattutto per indicare la distinzione sociale fra il padrone e i servi.

Una casa con il tetto di tegole come quella qui in
primo piano aveva di solito una struttura con il tetto
di paglia costruita sul retro per i servi della famiglia

Un tetto di paglia non dura quanto un tetto di tegole. E tuttavia, nel corso degli anni 1960 e 1970 le case con il tetto di paglia erano una vista comune. Scomparvero praticamente dal paese in seguito. Considerati un simbolo di povertà, i tetti di paglia di riso o di paglia di frumento furono sostituiti inizialmente con tetti in lamiera e poi con tetti di tegole di cemento per ordine governativo (con grande insoddisfazione dei contadini che apprezzavano le doti di isolamento termico e acustico dei tetti di paglia rispetto ai tetti di lamiera, rumorosissimi quando pioveva e assolutamente inefficaci contro gli sbalzi di temperatura - Nota dell'autore del sito che raccolse direttamente in quegli anni i lamenti di molti contadini). Per questo motivo ben pochi tetti di paglia sono rimasti in Corea, anche se in seguito alcune case di campagna li ripristinarono autonomamente.

Ci fu un tempo in cui nella provincia di Yŏngdŏk erano numerosi i templi antichi, ma ora, a causa di vari incidenti, la maggior parte di questi sono scomparsi o sono ridotti in rovina. Nel villaggio di Kŭmgok-ri (Pyŏnggong-myŏn) si trova il tempio di Yugŭm-sa, costruito inizialmente durante il regno della regina Sŏndŏk (r. 632-647) di Silla. Devastato da un'inondazione, il tempio fu ricostruito verso la fine del periodo Chosŏn (dinastia Yi), solo per essere di nuovo distrutto da un incendio. Restò a lungo in rovina prima di essere restaurato nel 1993. Il tesoro nazionale numero 674, una pagoda in pietra a tre piani nello stile del periodo di Silla unificato (668-935) che si trova situata su un angolo del recinto del tempio, è stata testimone della storia sfortunata di quel luogo sacro.

Anche se questa statua della divinità della misericordia è fatta
di cartapesta, la superficie dorata con fogli d’oro le conferisce
l’aspetto di un bronzo dorato

Nel villaggio di Kalch'ŏn-ri (Ch'angsu-myŏn) si trova il Changnyuk-sa, un tempio costruito verso la fine del periodo Koryŏ (918-1392). Anche qui la sala principale fu distrutta da un incendio e venne ricostruita verso la metà del successivo periodo Chosŏn. La sala principale ospita una statua alta 87 centimetri della divinità buddista della misericordia.

Fatta inizialmente di cartapesta, fu in seguito dorata in modo che avesse l'apparenza di una statua d'oro. Durante i lavori di manutenzione fu trovato al suo interno un documento che afferma che la statua fu creata nel quarto anno di regno del re T'aejo della dinastia Yi, cioè nel 1395. In seguito la statua fu designata tesoro nazionale n. 993 come proprietà culturale degna di nota, la cui esatta data di origine era conosciuta.

Usanze per cacciare via l'anno vecchio e accogliere l'anno nuovo

I turisti che arrivano nella provincia di Yŏngdŏk sembrano essere poco interessati ai templi e alle statue buddiste delle sue valli. In particolare, prima dell'alba del capodanno, migliaia di giovani affollano le spiagge per assistere al primo sorgere del sole. Mentre osservano l'astro che spunta dalle acque del mare, esprimono un desiderio e affermano le proprie risoluzioni per il nuovo anno. Vi è poi un'usanza nuova, che non esisteva prima nella società tradizionale.

Mentre il sole che sorge rompe l'oscurità della notte alcuni mandano messaggini o SMS ai propri amici: “Stai ancora dormendo? Il sole sta ora sorgendo sul mare. Buon anno!”. Altri scattano con le loro fotocamere digitali fotografie del sole che sta sorgendo per mandarle agli amici per e-mail. Gli auguri di buon anno che questi giovani si scambiano vengono però fatti al capodanno lunare, non al capodanno solare occidentale. Da questo punto di vista sembra che la nuova generazione abbia adottato in una forma nuova le tradizioni dell'antica Corea.

Le scritte sul portone delle case significano:
“Manda fuori l'anno vecchio, fai entrare quello nuovo”.
(Cliccare sui caratteri per visualizzare le schede.)

Nel giorno del capodanno lunare i coreani effettuano una cerimonia in ricordo dei loro antenati, nella quale per tradizione vi è la richiesta: “Portateci un raccolto abbondante e un altro anno di buona salute per tutta la famiglia”. Si può essere nel cuore dell'inverno, ma per i coreani il capodanno segna l'inizio della primavera. Per questo motivo adornano il portone o le colonne frontali della loro casa con frasi come ipch'undaegil (입춘대길 “entra primavera, grande benessere”) che esprime il desiderio che, con l'avvento della primavera, arrivi finalmente la buona sorte, e songguyŏngsin (송구영신 “manda fuori l'anno vecchio, fai entrare quello nuovo”) che si riferisce al fatto di cacciar via l'anno vecchio, carico di tutte le brutte cose che sono capitate negli ultimi dodici mesi, e far entrare l'anno nuovo con il suo carico di speranze.


Tratto da “Yeongdeok, Where the Mountains meet the Sea and Life begins”, in Koreana, vol.17, n.4, inverno 2003. Testo originale e fotografie di Kang Woon-gu. Pubblicato con autorizzazione della Korea Foundation, che si riserva il copyright sull'intero contenuto della rivista. Riferimento: Koreana.

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© Valerio Anselmo